UNA QUESTIONE DI DISTANZE

Trovarsi a riflettere su cosa questo periodo così complesso ha portato con sé, è evidentemente qualcosa di più di un banale esercizio introspettivo. E’ qualcosa di più di porsi la domanda: come è cambiata la situazione rispetto a prima? E’ effettivamente cambiata? Bello… Interessante… Mah….Tutto si lega a un problema di distanze (parola con cui volenti o nolenti ci siamo duramente confrontati).

 

 

 

 

La distanza di molte persone che, non avendo la fortuna di vivere insieme, non si sono visti per lungo tempo o la distanza dagli amici con cui non ci si è giustamente potuti incontrare. Distanze psicologiche che segnano questa fase della nostra vita, ma che con coraggio abbiamo affrontato. Le distanze che c’erano e sono rimaste (per il bene di tutti) sono quelle fisiche, quelle che spot pubblicitari e regole scritte a chiare lettere sulle porte dei locali ci ricordano.

 

E’ proprio per questi ultimi che ricominciare ha significato fare i conti con la distanza in modo concreto. Infatti, per far mantenere la distanza tra i tavoli e/o tra gli avventori seduti allo stesso tavolo sono stati inventati numerosi sistemi, alcuni semplici, altri più complessi, altri decisamente stravaganti. Vogliamo proprio concentrarci su quelli più strani perché è quando le cose sono difficili che la creatività sale in cattedra.

 

Potrà, ad esempio, capitare di trovarsi come compagni di tavolo di tutto punto vestiti dei silenti manichini. Non esattamente il massimo della compagnia, a tratti inquietante. Altrettanto destabilizzante, ma forse decisamente più “quotidiano”, la presenza di cartonati raffiguranti persone intente in attività del tutto banali e tutto intorno amplificatori che trasmettono il rumore di una giornata come le altre.

 

Ultimo, ma non per importanza, è l’idea di alcuni ristoranti di circondare i clienti di esseri non umani. Draghi di cartone, panda o ippopotami di peluche sono solo un esempio di ciò che potenzialmente potreste trovarvi a fianco a cena. Tranquilli, non mordono! I vostri figli saranno molto felici di questi amici, ma se siete solo voi a cena possiamo capire l’imbarazzo di parlare della vostra giornata davanti a… beh a loro!

 

Non soffermiamoci alle apparenze. La nostra salute e la nostra incolumità oggi più che mai sono la priorità, per cui dovremo convivere con questa idea di un nuovo modo di condividere un pasto fuori casa. Sono distanze che significano il bene comune: non è banale, riflettiamoci!

 

Gabriele Gatti

Gabriele.Gatti@cibiexpo.it

 

 

 

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