Come accennato nello scorso articolo, la dieta chetogenica è un protocollo basato su un basso apporto di carboidrati (30-50 gr/gg) compensato da un aumento o di proteine o di grassi; ma quale preferire? Meglio la dieta iperproteica e quello iperlipidica? La biochimica ci può dare una risposta. La variante iperproteica si basa sul presupposto che anche gli amminoacidi, ossia i mattoncini costituenti le proteine, possano essere utilizzati come combustibile in assenza di glucosio. Oltretutto, con un aumentato apporto di proteine, eviteremo che il nostro organismo vada a ricercarle nei nostri muscoli, preservando così la massa magra.
Tuttavia, ciò comporta un notevole svantaggio. Infatti, questa pratica richiede un sovraccarico di lavoro al fegato e ancor di più ai reni, che sono deputati allo smaltimento delle scorie azotate prodotte in gran misura dal nostro organismo quando utilizza le proteine a scopo energetico. Nel protocollo iperlipidico al contrario, l’utilizzo dei grassi come combustibile non comporta un sovraccarico renale in quanto non vengono prodotti residui azotati derivanti dalla deaminazione delle proteine, e inoltre l’eccesso di grassi circolanti “spingerà” ancora di più la produzione dei corpi chetonici, che ricordiamo essere un rimaneggiamento dei grassi, e lo stato di chetosi.
Una domanda sorge spontanea: un aumento significativo dei grassi non innalzerà i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue? Anche in questo caso possiamo rassicurarvi: numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i protocolli chetogenici iperlipidici, di norma, portano a un abbassamento (sino al 33%!) dei livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue e a un innalzamento del colesterolo HDL (cosiddetto “buono”).
Infatti, i grassi introdotti con la dieta e quelli smobilitati dalle nostre riserve vengono utilizzati come combustibile, grazie a quei cambiamenti indotti dallo stato di chetosi. Quindi, paradossalmente, introduciamo più grassi, ma ne consumiamo di più. Inoltre, non dimentichiamo che pur sempre di un regime ipocalorico si tratta, essendo mirato alla perdita di peso. Ciò significa che introduciamo meno di quello che consumiamo durante la giornata.
Contro e pro
In generale, gli unici veri svantaggi della dieta chetogenica, che sia iperlipidica o iperproteica, sono legati innanzitutto a possibili problemi di stipsi, dovuti all’introduzione di molti alimenti ricchi di fibra insolubile. Infatti, sono consentite verdure a volontà, non zuccherine, meglio se a foglia verde (insalata, erbette, catalogna, ecc.). Per evitare questo rischio, si consiglia di bere molta acqua e di introdurre anche porzioni di verdura a frutto, ricche di fibra solubile, come ad esempio zucchine e cetrioli.
Una seconda difficoltà è legata alla compliance, ossia al rispetto della dieta per il mantenimento dello stato di chetosi. Infatti, basta veramente poco, un solo piccolo “sgarro” a base di carboidrati, per vanificare tutti gli sforzi fatti. Anzi, a tal proposito, prestate molta attenzione agli zuccheri nascosti, soprattutto negli alimenti light: spesso le industrie alimentari per abbassare l’ammontare calorico sostituiscono alcuni macronutrienti, tra cui i grassi, proprio con dei carboidrati (come ad esempio nei latticini).
Per quanto riguarda invece i vantaggi dei protocolli chetogenici (sia iperproteico che iperlipidico), questi derivano in primo luogo dal fatto che, mantenendo l’insulina a livelli bassissimi, si verifica il tipico senso di sazietà, quindi sono a dieta ma non ho fame, e, in seconda battuta, dal fatto che l’organismo non riesce a trattenere i chetoni prodotti e non istantaneamente consumati, che vengono quindi eliminati con il respiro (l’acetone), il sudore o le urine; in altre parole è come se eliminassimo calorie senza consumarle.
Per concludere
La dieta chetogenica rimane un protocollo estremamente efficace per il dimagrimento, che permette di perdere peso in poco tempo, eliminando il senso di fame tipico di altre diete. Resta inteso che, anche in questo tipo di protocollo dietetico, è necessario calcolare le quantità dei macronutrienti affidandosi a un professionista; un esempio sono le proteine che non devono mancare, per non innescare il catabolismo muscolare, ma che nello stesso tempo non devono essere troppe in quanto l’organismo, affamato di carboidrati, potrebbe trasformarle in zuccheri bloccando lo stato di chetosi.
Andrea Fossati