Dalla campagna alla stalla, gli allevatori – per lo più di bovine da latte – hanno avviato da anni un processo di alfabetizzazione digitale.
Nessuno più ignora, ad esempio, che cosa sia un pedometro – collare direttamente connesso al controllo dei calori e delle eventuali malattie delle mucche – e quali siano le sue potenzialità ai fini della gestione di una mandria. Le possibilità inesplorate però sono ancora molte.
Stanno prendendo progressivamente piede in Italia, come nel resto d’Europa, gli Automatic milking system, robot di mungitura che consentono di rendere la pratica meno stressante: sono gli animali a scegliere il momento, mentre il fattore può dedicarsi ad altri lavori.
A fronte dei benefici esistono però delle controindicazioni. La più nota è legata al numero di capi che un solo robot può gestire: non oltre 80. Pertanto, una stalla medio-grande deve avere circa 7 punti mungitura. Questo comporta costi significativi e problemi logistici. Per ovviare a queste difficoltà, la soluzione sembra essere l’adozione delle cosiddette batch milking, le sale multi-macchine. Si tratta di spazi grandi e circolari in cui gli animali vengono accompagnati da un braccio rotante alle postazioni che hanno capacità di mungere circa 8 mucche all’ora. Così facendo, vengono rispettati i due momenti giornalieri richiesti dai disciplinari.
Dopo i sistemi legati alla produzione del latte, la tecnologia interviene sulla distribuzione del cibo. Ancora una volta, l’utilizzo delle macchine permette di risparmiare lavoro umano e porta con sé il vantaggio di raggruppare in un solo luogo virtuale le informazioni provenienti dal campo, dal carro e dalla stalla perché possano poi essere usate in tutte le loro potenzialità.
Si segnalano inoltre due soluzioni decisamente innovative: Exos, carro foraggero che permette l’alimentazione diretta delle mucche perché falcia, raccoglie e trasporta l’erba direttamente nelle mangiatoie; e il Karl di Kuhn, un mezzo autonomo, semovente, che al momento è in fase di test sulla semina ma che in futuro dovrebbe poter gestire tutte le attività della preparazione del terreno, irrigazione e fienagione comprese.
Il valore aggiunto dell’utilizzo della tecnologia nell’agricoltura e nell’allevamento non sta tanto – o almeno non solo – nel sollevare l’uomo da alcuni lavori, bensì nell’opportunità di raccogliere e condividere i dati: i cosiddetti Big data, che verranno poi analizzati da sistemi di Intelligenza Artificiale e consentiranno di prendere decisioni ponderate in quanto basate su informazioni oggettive.
Lucia Massarotti