Un mix di saggezza millenaria, medicina, pensiero filosofico. Ma anche cura per le preparazioni, un’estrema attenzione alla stagionalità degli ingredienti e un grande amore per le verdure. Stiamo parlando della cucina cinese, un tempio di gusti tanto tradizionali quanto inconsueti che l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano porta in Italia in modo creativo e divertente.
Per info sul corso: www.istitutoconfucio.unimi.it
Giunto alla terza edizione, La Cina in cucina si conferma il corso perfetto per un reale avvicinamento alla cucina cinese autentica: suddiviso in quattro lezioni (è possibile iscriversi a ogni singola lezione e l’ultima è prevista per il 17 giugno), ha l’obiettivo di informare, divertire e offrire precise competenze cosicché –una volta tornati a casa – ci si possa destreggiare ai fornelli.
Attività sul campo
Ognuno ha la propria postazione con tutti gli strumenti di lavoro. Il tipo di cucina proposta è molto casalinga: le pietanze di volta in volta presentate – di cui viene sempre fornita la ricetta – sono facilmente ripetibili a casa, con materie prime che ormai si trovano in tutti i negozi specializzati.
I piatti sono quelli della tradizione, che spaziano dai ravioli bolliti in zuppa al mapo doufu piccante della regione di Sichuan, al riso e funghi saltati con cipolla. Di solito sono proprio i ravioli a essere particolarmente apprezzati, perché più divertenti da cucinare: in realtà, pur essendo estremamente semplici da preparare, nascondono delle insidie nel momento della chiusura e richiedono una manualità precisa e attenta.
Apprendimento passo dopo passo
Durante i corsi, Lu Caifeng, docente esperta di cucina cinese, è affiancata dal direttore della scuola, la dottoressa Marta Valentini. Insieme forniscono accurate spiegazioni su territori, usi e abitudini: i ravioli di carne, per esempio, sono tipici del Nord della Cina; per motivi climatici infatti tutti i piatti a base di grano appartengono alle regioni settentrionali, mentre la tradizione del riso riguarda maggiormente il Sud.
L’ultima lezione sarà dedicata alla cucina vegetariana, che in Cina raggiunge ottime espressioni. La gastronomia cinese è molto fresca e la cottura delle verdure è sana e con poco olio, in modo tale da lasciarle sempre croccanti.
Cucinare il doufu con le verdure a casa per esempio è molto semplice, divertente e salutare. I prodotti da usare però devono essere sempre freschissimi: ricordiamoci che i cinesi ci tengono molto e stanno attenti alla stagionalità degli ingredienti.
Un pubblico vasto e vario
Il pubblico del corso è misto: dalla signora in pensione al ragazzo cinese che ha un ristorante qui in Italia ma conosce poco la cucina del suo Paese. Una lezione è anche stata dedicata ai bambini dai 5 ai 10 anni che si sono cimentati nella preparazione dei tipici ravioli cinesi jiaozi.
Il piatto più particolare preparato durante il corso? Certamente il maiale al profumo di pesce. Che non contiene pesce, ma salse e sottaceti il cui gusto ricorda proprio quello del pesce. Lo dice il suo stesso nome: yuxiang ovvero “profumo di pesce” e rousi “straccetti di carne”.
La frase di chiusura di ogni lezione è Man man chi (“mangiamo con calma”): il cibo preparato diventa occasione di convivialità che si condivide tutti insieme con bacchette, e forchette per i meno temerari. Mani in pasta quindi, anzi, mani nei ravioli!
Chiara Caprettini