C’ERA UNA VOLTA…IL PESCE

Dicono sia l’ultimo della sponda bergamasca del lago d’Iseo, e una giornata di pesca con lui, Danilo Baiguini, sembra davvero un tuffo nei romanzi italiani dell’Ottocento.

Il cielo è già chiaro tra le 5 e le 6, alla fine di maggio, il sole deve ancora sorgere. Il lago è un po’ torbido, verde, e sulla sua superficie, nell’assoluto silenzio, si appoggiano dei cigni. Questo è lo spettacolo al quale io e Guido, armato di macchina fotografica, assistiamo mentre Danilo prende la barca per venire a recuperarci.

 

danilo baiguini

Foto di Guido Valdata

 

Fa ancora piuttosto freddo e siamo molto assonnati, ma ne è sicuramente valsa la pena. Usciamo dal porto a remi. Ascoltiamo lo sciabordio dell’acqua e chiediamo a Danilo di raccontarci la sua storia.

 

Avere il mestiere nelle vene

 

È da quarant’anni che Danilo Baiguini fa il pescatore, da quando a 8 anni ha perso il papà e il nonno ha iniziato a portarlo in barca al suo posto, insegnandogli il mestiere. Danilo ne è sicuro, nessuno oggi diventa pescatore se non ce l’ha nel sangue, se non è una tradizione famigliare. Con qualunque clima e tempo, tutti i giorni dell’anno, alle 6 di sera esce a mettere le reti, e prima dell’alba va a tirarle su. Per mettere, o togliere le reti ci impiega dalle 2 alle 3 ore. Torna a casa col pesce fresco, ma il lavoro non è finito. Deve venderlo a chi glielo ha ordinato: privati e ristoranti. Nel primo caso deve anche pulirlo. Gli ordini sono molto precisi e per questo Danilo ogni giorno sceglie reti di maglie diverse e va in zone differenti del lago.
Dal 15 maggio al 15 giugno è vietato pescare molte varietà di pesce perché è il momento della riproduzione e di conseguenza è proibito l’uso di alcune reti. Ma le specie che popolano il lago sono tantissime: persici, coregoni, tinche, lucci, trote, anguille, sarde, scardole, cavedani, bottatrici.

 

La pesca in diretta

 

Siamo molto curiosi e pronti! La posizione delle reti, ci spiega Danilo, è segnata da piccole boe, nel nostro caso gialle. Dobbiamo andare alla loro ricerca.
Iniziando a tirar su la prima rete, il nostro pescatore sa già di aver catturato qualcosa: una trota che a noi sembra grandissima. “Siamo vicini al periodo migliore per pescare, aggiunge Danilo – giugno-luglio-agosto – i mesi in cui l’acqua è più calda. In questo intervallo di tempo il lago diventa verdissimo, perché c’è la fioritura dell’erba, la mucillagine”. Ci racconta che può pescare dai 10 ai 20 chili al giorno, ma può anche capitargli di non trovare quello che vuole. Ritirando le reti, Danilo le pulisce da alghe e conchiglie, in modo che siano pronte per la sera. A me le reti sembrano di lunghezza infinita. Mentre guardo appare un luccio! «Questa è lunga 200 metri» ci dice Danilo e ci spiega che ogni pescatore ha a disposizione per legge 300 metri di reti da posa e 600 metri di reti volanti (800 nei mesi estivi). Il lago, qui dove stiamo pescando, è profondo 20 metri circa, ma in altri punti arriva quasi a 300 metri di profondità. Oggi stiamo usando reti da posa che hanno una corda piombata, in un caso, e, in un altro, dei galleggianti, quindi si distendono perfettamente dalla superficie al fondo del lago. «Le reti volanti invece – ci spiega Danilo – quelle per esempio che userò il prossimo mese per la pesca del coregone, della trota e della sardina, si mettono in mezzo al lago e si calano scegliendo la profondità alla quale farle arrivare, perché oltre non si pesca più niente, i pesci non ci sono. Queste reti, la mattina, devi andarle a cercare perché con le correnti si spostano anche di centinaia di metri».
Gli chiediamo qual è il suo pesce preferito. «Il più buono? Il salmerino! Ma ce ne sono pochi. È della famiglia della trota, ma vive in profondità e ha un sapore molto delicato. La maniera migliore per mangiarlo è cucinarlo in padella, con farina, burro e salvia. I pesci più ricercati, però, quelli che mi ordinano di più, sono persici e coregoni, di cui il lago di Iseo è ricchissimo».

 

marta e danilo

Foto di Guido Valdata

 

 

Arriviamo alla rete dei persici ed effettivamente è una scoperta per noi. La rete è piena. Ci saranno 300 pesci. Danilo li libera con una facilità impressionante. L’ultima tappa è quella delle nasse. Le nasse, reti tubolari con un’apertura laterale, una sorta di bocca, imprigionano, una volta entrati, le anguille e i gamberi. La prima nassa è un po’ una delusione e ci dirigiamo alla seconda senza grandi aspettative. Sbagliamo. Bastano pochi metri di differenza e la nassa è piena! Le anguille rovesciate in barca sono abbastanza impressionanti. Saltano come serpenti per tornare in acqua, con una potenza inimmaginabile. L’odore di lago, di acqua e pesce insieme, ci riempie le narici. La barca è carica e Danilo ci sembra soddisfatto. Il sole inizia a scaldarci e siamo quasi pronti a lasciare il silenzio.

Marta Pietroboni
marta.pietroboni@cibiexpo.it

 

NOTE

Il lago d’Iseo, diviso tra le province di Bergamo e Brescia, è per estensione il quarto lago della Lombardia. Raggiunge la profondità massima di 251 metri.

In determinati mesi dell’anno è proibito pescare certe specie, per non interferire con la riproduzione dei pesci.

Il coregone rappresenta un’eccezione ai divieti di pesca perché, a dicembre, quando l’acqua è più fredda e il pesce viene in superficie, ai pescatori è permesso di catturarlo per aiutare le uova a schiudersi artificialmente. Le uova del coregone, infatti, impiegano 40 giorni per arrivare a fine ciclo e, se non sono prelevate e disposte in appositi incubatoi, rischiano di diventare cibo dei predatori lacustri.

 

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