API E AMORE

L’azienda è piccola (le colonie di api sono circa 300) ma dinamica. Il nostro interlocutore è Damiano Fioretto, laurea in Scienze Forestali, uno dei tre apicoltori hobbisti che lavora in Apiamoci insieme a Piero Gavazzo, pilota di Canadair antincendio, e a Paolo Fontana, entomologo e ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach. Damiano ci racconta che Paolo Fontana è un grande sostenitore dell’apicoltura naturale: attento a non stressare le sue api, ne rispetta la biologia rendendole più resistenti all’inquinamento ambientale. La scoperta di questa realtà la dobbiamo, ancora una volta, a Coltivatori di Emozioni.

 

 

 

 

Cosa vuol dire fare un’apicoltura naturale?

 

 

Rispettare il più possibile le caratteristiche e il comportamento delle api in natura. Questo implica tutta una serie di scelte. Evitiamo per esempio la pratica della nutrizione spinta, lasciando alle api una sufficiente quantità di scorte di miele, e le alimentiamo in maniera artificiale solo se è strettamente necessario. Se si usano arnie piccole, le api sono obbligate a stoccare le scorte in moduli, i megari, che l’apicoltore preleva per estrarre il miele. Cosa succede? Che la colonia trova nella ‘zona nido’ solo la covata e non ha le scorte per superare l’inverno. Di qui la necessità di passare subito all’alimentazione artificiale fornendo per esempio sostanze zuccherine.

 

 

Apiamoci lavora in piccola parte con le arnie del tipo ‘Top Bar’ che, sia per forma sia per temperatura e umidità, permettono all’ape di lavorare come se fosse nel cavo di un tronco d’albero. I vantaggi?

 

 

Gli animali possono scegliere la dimensione perfetta delle cellette secondo la stagione e la necessità di stoccaggio. Con questo tipo di arnie si produce meno e la colonia ha uno sviluppo ridotto; però il prodotto che estraiamo (e non centrifughiamo, ma torchiamo mediante pressione dei favi) è migliore. Il miele corrisponde a quello che potremmo prelevare da una colonia naturale di api nel bosco.

 

 

 

 

Come avete scelto i luoghi dove mettere le api?

 

 

Per la scelta degli apiari, cerchiamo di selezionare posti di alta qualità dal punto di vista ambientale. Dei due che abbiamo in campagna, uno è all’interno di un bosco, l’altro in una zona di risorgive, a basso inquinamento.  Poi ne seguiamo uno nel terreno di un agricoltore che lavora con metodo biologico e ci tiene a seminare essenze nettarifere; insomma ci coccola un po’ le api. A parte questi, tutti gli altri nostri apiari sono situati in zone di collina, quindi tra prati e bosco, oppure in montagna.

 

 

Un apicoltore può mettere i suoi apiari dove vuole?

 

 

Si, non si devono rispettare obblighi particolari. La selezione del posto per la nostra azienda è essenziale perché abbiamo scelto di non fare nomadismo. Ci mettiamo tanto tempo a cercare un apiario, però dopo lo lasciamo lì fermo. L’ape in natura si muove solamente nel momento della sciamatura, è un animale stanziale.

 

 

Quindi non le spostate mai?

 

 

Capita che facciamo dei micro nomadismi per necessità. Ad esempio, per il miele d’alta quota spostiamo l’apiario fino a quando lo permettono le condizioni climatiche. Questo però lo si fa con una piccola parte di colonie, spostamenti minimali solo per poter produrre una gamma più ampia di prodotti.

 

 

Quali tipi di miele avete?

 

 

Facciamo un sacco di millefiori e caratterizziamo ciascuno di loro. Quindi avremo i millefiori primaverili del Monte Novegno nelle Prealpi Vicentine o della Maremma toscana, e il millefiori estivo di Isola Vicentina o dell’Appennino toscano. Purtroppo spesso in Italia si svaluta il millefiori considerandolo un mix indefinito. Invece noi facciamo fare le analisi polliniche ai nostri millefiori e diamo loro un’identità. Così li valorizziamo.

 

 

Certi mieli sono densi, altri liquidi. Perché?

 

 

Il miele è liquido se ha alte percentuali di fruttosio, come quello di acacia o castagno, ma nella maggior parte dei mieli c’è molto glucosio, che cristallizza. La cristallizzazione è sinonimo di qualità.

 

 

Oltre al miele avete anche altri prodotti?

 

 

Abbiamo avviato una nostra piccola linea di cosmesi (un burro cacao, una crema mani e una crema viso). Utilizziamo come base la cera vergine, estraendola dalle arnie, e aggiungiamo miele, propoli, erbe aromatiche, tutto fornito da noi. Abbiamo anche il propoli in soluzione alcolica e il polline fresco, una produzione di nicchia. Poi prepariamo altri articoli attinenti all’ambito apistico: i nuclei, che sarebbero delle piccola famiglie di api con i relativi favi, oppure i pacchi d’ape, che sono un’imitazione dello sciame naturale, quindi api con relativa regina ma senza favi.

 

 

Come commercializzate i prodotti?

 

 

Per massimizzarne il valore, vista la cura con cui li realizziamo, vogliamo instaurare una relazione con il cliente e dunque puntiamo sulla vendita al dettaglio. Attiveremo a ottobre il negozio, ma parallelamente collaboriamo con piccole botteghe che credono nella qualità. Vogliamo anche aumentare le vendite on line.

Ottima soluzione per chi è affascinato da questa narrazione ma abita fuori zona!

 

Marta Pietroboni

 

 

 

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