A TAVOLA CON L’IMPERATORE DELLA CINA

La dinastia Qing, l’ultima della bimillenaria storia imperiale, conquistò Pechino nel 1644, unificando la Cina e governandola fino al 1912.

“Tieni bene a mente che questa è un’eccezione assoluta! L’imperatore mangia sempre da solo, tranne che durante le cerimonie ufficiali. Persino le concubine e l’imperatrice consumano i pasti nei loro rispettivi alloggi!”

 

 

“Concubine? Cos’è una concubina?”

Lo zio si morse la lingua.

“Sì, beh…”

Il portone davanti a loro si spalancò, rivelando una fila di servitori pronti a scortarli.

“Grazie al cielo”, bofonchiò lo zio.

I giardini del Palazzo d’Estate erano immensi, distesi sui colli affacciati al lago Nan, e un canale, scavato dallo stesso lago, cingeva come un braccio d’acqua l’intera struttura da Ovest a Est, segnandone il confine settentrionale.

“Dunque, la cucina imperiale è cambiata molto nel corso dei secoli e in base alle dinastie. In questo momento, siamo in piena dinastia Qing: è il 1796, l’imperatore Quianlong ha 85 anni e ha appena abdicato in favore di suo figlio. Formalmente ha il titolo di Imperatore Emerito, ma in realtà continua a governare lui. Figurati che vent’anni fa aveva iniziato la costruzione di una residenza a sé stante proprio per il suo ritiro, perché la Città Proibita è riservata esclusivamente agli imperatori regnanti. Secondo te, ci si è mai trasferito?”

“…no?”

“Certo che no! Comunque, dicevo, la cucina è cambiata molto nei secoli: con la dominazione mongola della dinastia Yuan (1279-1368), quella che ha accolto Marco Polo, per capirci, il cibo era un po’ più spartano. Con la dinastia Ming (1368-1644), invece, le cose hanno iniziato a diventare interessanti: è in questo periodo che nasce l’anatra alla pechinese vera e propria!”

“Anatra alla pechinese?”

“È un piatto fantastico! Pelle croccante e caramellata fuori e carne morbida e succosa dentro; il processo per prepararla è però lungo e complicato. Ma nel periodo in cui ci troviamo, con la dinastia Qing e l’introduzione della cucina mancese…”

“Mancese?”

“Mancese, sì. La Manciuria è una regione a Nord-Est dell’odierna Cina che confina con la Corea e si affaccia sul mar del Giappone. Dicevo: è durante la dinastia Qing che nasce il mio piatto preferito! Il pollo alla Dezhou, città nella provincia dello Shandong. Che in effetti non è un piatto mancese… Accidenti nipote non farmi confondere! Allora, questo benedetto pollo viene laccato e fritto; si aggiungono poi funghi, chiodi di garofano, sharen – una pianta che oltre a dare sapore viene usata per lenire il mal di stomaco –, cardamomo, angelica cinese – altra pianta medicinale oltre che aromatica –, finocchio e zucchero, e viene bollito per un giorno intero. Lo stesso imperatore se ne innamorò durante una visita della città!”

“Un giorno intero?”

“Certo! Ma non è insolito; in moltissime popolazioni esistono ricette che prevedono cotture lunghissime. In Thailandia, persino ai giorni nostri, c’è un ristorante che fa lessare lo stesso brodo da 45 anni, e in Francia si racconta di bolliture leggendarie durate secoli. Ti sembra ancora tanto una sola giornata?”

“Forse no; ma come mai nella ricetta ci sono delle piante medicinali?”

“È un altro elemento interessante della cucina imperiale. Se da un lato inserisce elementi sfarzosi per manifestare la ricchezza e il potere dell’imperatore, usando cibi rari come pinne di squalo o zampe d’orso, dall’altro c’è una continua ricerca di una “ricetta per l’immortalità”. Moltissimi imperatori hanno tentato a lungo di trovare, durante il loro regno, elisir di lunga vita, pozioni magiche e quant’altro potesse sortire effetti simili. Il caso più famoso, e fallimentare, è quello del mercurio: secondo gli alchimisti cinesi, era possibile utilizzare quel metallo liquido per creare degli elisir, che molti imperatori hanno continuato a bere come una medicina fino a intossicarsi. Come se il veleno non fosse già un problema di per sé.”

“In che senso, zio?”

“Che se sei un imperatore, non è così scontato che tu lo rimanga a lungo! Attentati e congiure erano piuttosto frequenti, e spesso l’arma utilizzata era una pietanza avvelenata. Per questo, le cucine dell’imperatore sono controllatissime e, prima di servirsi, egli usa un mestolino d’argento, che si riteneva avrebbe cambiato colore qualora il piatto fosse stato contaminato. Se ciò non accadeva e l’imperatore riteneva il cibo sicuro, allora l’assaggiatore procedeva con il suo compito e, solo dopo questa ulteriore misura di sicurezza, l’imperatore poteva iniziare a mangiare.”

“Ogni pasto un’ansia… Aspetta: ma noi mangiamo con l’imperatore! Non rischiamo di venire avvelenati anche noi?!”

“Tranquillo, nipote. Non ho scelto questo imperatore solo per i suoi gusti in cucina, ma anche perché non è morto avvelenato. Ha 85 anni al momento e ne vivrà altri 2 in perfetta salute.”

“Ah, meglio. E ci saranno anche i noodle?”

“È possibile. Le prime testimonianze riguardo agli spaghetti cinesi risalgono all’antica dinastia Han, più di 2000 anni fa! E resterà un piatto popolare un po’ per tutta la storia della Cina; tuttavia, non lo vedrei come un piatto da cena imperiale… Oh, ma siamo arrivati al palazzo: non ci resta che scoprirlo!”

Riccardo Vedovato

riccardo.vedovato1994@gmail.com

 

 

 

 

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