Misteri della natura: che ci sta a fare nell’orto una cucurbita da 50 kg? È semplicemente “sbagliata”, sia nelle proporzioni mastodontiche sia rispetto alla sua funzione (chi la raccoglie così pesante?) sia anche nella posizione, alimentata com’è da un fusto tanto esile da dover crescere per terra o, in alternativa, su assi di legno messe appositamente per sostenerne il frutto.
Illustrazione di Libero Gozzini, che dal 2009 è tra i fondatori, nonché docente e consulente, del Mimaster di Milano.
Ed è forse per rimediare alla svista della gigantesca Cucurbita maxima che la natura si è lanciata in un’infinità di tentativi per correggerne la mole e l’aspetto. Ed ecco allora la Zucca marina di Chioggia, la Zucca lunga invernale, la Lagenaria, la Moschata, la Butternut, la Banana pink… Alla fine si dev’essere tanto divertita da decidere di lasciarle vivere tutte: la zucca bella a fianco della brutta, la gigantesca vicina alla minuscola, la verde con la gialla, quella col cappello e quella a bastone…
Ci ha pensato poi l’uomo a trovare il modo di valorizzarne gli aspetti caratteristici, e non soltanto in cucina. Le dimensioni sono diventate oggetto di sfida nelle sagre paesane (memorabile la zucca di 447 kg cresciuta in quel di Anversa nel 2003), mentre la forma e il colore hanno ispirato l’uso delle zucche “ornamentali”, senza dimenticare l’ingegno di chi riesce a ottenerne strumenti a fiato e a percussione (da non perdere le esibizioni della Vegetable Orchestra di Vienna) o la pragmatica funzionalità della “zucca da vino”, della specie Lagenaria, così chiamata perché, una volta essiccata, la cavità interna ne fa una borraccia ideale.
Questo strano ortaggio è stato inoltre nobilitato dalla fantasia e dall’arte e ha trovato una dimensione congeniale nell’immaginifico delle fiabe: dalla carrozza di Cenerentola alle casette degli gnomi. È una zucca (zucca barucca, per la precisione) anche quella che il barcaiolo Toffolo offre a Lucietta per far ingelosire Checca, scatenando un vero putiferio ne Le baruffe chiozzotte del Goldoni. Sino ad arrivare, in tempi a noi vicini, a Roberto Benigni, esilarante quando, nel film di Jim Jarmusch Taxisti di notte, scandalizzava un sacerdote confidandogli certi turpi amori con la cognata, una pecora e… una zucca.
Ognuno ha i suoi gusti per carità, a cominciare da chi scrive, che non ringrazierà mai abbastanza la zucca per la gioia che gli dà il suo sapore unico, squisito, caratteristico nel piacevole contrasto con quello degli amaretti nei deliziosi tortelli alla mantovana.
Giorgio Donegani