CLIMA E BIRRA: QUALE CONNESSIONE?

Un convegno organizzato da Campus Peroni per discutere sullo stato di salute della filiera brassicola e definire le soluzioni possibili per affrontare il cambiamento climatico.  

A ridosso dell’inizio della Raccolta dell’Orzo 2024, Campus Peroni, il centro di eccellenza nato dalla collaborazione tra Birra Peroni e il CREA, il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, ha riunito alcuni dei suoi principali partner presso il CERB, il Centro di ricerca sulla Birra dell’Università di Perugia. L’appuntamento è stato un’occasione di confronto sullo stato di salute della filiera di produzione della birra e le principali sfide per il suo futuro, in particolare guardando ai temi del cambiamento climatico.

 

 

Strategie per il futuro

Ad aprire il tavolo tecnico, Massimo Fortunato, manager per lo sviluppo sostenibile di Birra Peroni, che ha ripercorso l’impegno di Campus Peroni: «Da anni ormai, grazie al contributo di tutti i nostri partner, siamo in prima linea nello studiare soluzioni per le sfide poste dal cambiamento climatico alla filiera brassicola. Conciliando ricerca e innovazione, il nostro obiettivo è contribuire a sostenere gli agricoltori e rendere l’agricoltura non solo più sostenibile ma anche più resiliente, grazie anche all’introduzione di strumenti innovativi». Ha preso quindi la parola Fabio Scappaticci, direttore della Malteria Saplo di Birra Peroni, che ha delineato una panoramica sulla raccolta dell’orzo 2024: «Le temperature elevate al Sud da un lato e le forti piogge al Nord dall’altro hanno colpito i nostri areali in modo disomogeneo. Quest’anno stimiamo di poter acquistare circa 60.000 tonnellate di orzo da malto e 4.000 di orzo da seme: il dato è in linea con il nostro fabbisogno ma, alla luce di quanto riscontrato in alcuni dei nostri areali, la ricerca costante in ambito varietale e l’innovazione saranno fondamentali per mitigare i rischi futuri legati ad eventi metereologici estremi che sono sempre più frequenti».

Alla luce delle proiezioni di resa di quest’anno, la dottoressa Michela Farneselli, Ricercatrice del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, ha poi fornito gli aggiornamenti circa la rilevanza delle attività di ricerca varietale: «In questo momento abbiamo circa 30 varietà di orzo distico in sperimentazione. Grazie alla serie storica di dati climatologici raccolti, siamo capaci di identificare sempre meglio l’effetto degli eventi metereologici sulle specifiche varietà, consentendoci di scegliere quelli più resilienti. Nuove ricerche varietali potranno avvalersi anche dell’utilizzo di modelli colturali capaci di prevedere l’effetto dei cambiamenti climatici e contribuire a mitigare gli effetti dei rischi climatici in agricoltura».

A queste parole ha fatto eco Pierluigi Meriggi, Portfolio & Value Chain Manager di Hort@ (società di servizi nel settore agroindustriale, ndr), che ha sottolineato l’importanza dell’innovazione tecnologia al fianco della ricerca: «I sistemi software di supporto alle decisioni per la coltivazione dell’orzo distico sono ormai maturi, con vantaggi concreti per agricoltori, imprese e l’intero sistema agricolo: l’esperienza evidenzia benefici positivi sia in termini di mitigazione degli impatti ambientali sia in termini di adattamento al cambiamento climatico, soprattutto qualora abbinati alle nuove tecniche di agricoltura rigenerativa che stiamo testando».

Anche Raffaele Stupazzini e Alessandro Bucciarelli di xFarm (azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni digitali per il settore agroalimentare, ndr) hanno ribadito la rilevanza della digitalizzazione della filiera per facilitare la misurabilità degli impatti ambientali e produttivi, confermando la grande rilevanza dell’innovazione tecnologica e della ricerca varietale in riferimento agli aspetti legati al cambiamento climatico specificando che «stiamo ulteriormente migliorando gli algoritmi associati ai software di supporto alle decisioni agronomiche sulla base delle specificità tipiche delle diverse varietà di orzo. Questo consentirà ai nostri sistemi di fornire informazioni sempre più precise per favorire le migliori decisioni in campo e assicurare i migliori risultati in termini di qualità a fronte del minore impatto ambientale possibile».

A chiusura del tavolo tecnico, Ombretta Marconi, Professoressa associata del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’ Università degli Studi di Perugia e Direttrice del CERB, ha così spiegato: «grazie a specifici progetti di ricerca in corso stiamo studiando approfonditamente come a fronte di specifiche caratteristiche varietali possa divenire possibile innovare il processo stesso di maltazione dell’orzo: l’identificazione di pratiche innovative in tale contesto e la successiva trasmissione all’industria del malto potrà incidere in modo rilevante sugli impatti ambientali collegati a quest’ultimo, con particolare riferimento ai consumi energetici ed idrici».

La redazione

info@cibiexpo.it

 

 

Campus Peroni

Obiettivo del Campus è la promozione e la diffusione della cultura della qualità, innovazione e sostenibilità in agricoltura e, in particolare, nel settore cerealicolo. Campus Peroni svolge attività di formazione sia in ambito universitario sia nei confronti degli imprenditori agricoli, nel campo della produzione di orzo distico da birra con particolare riferimento a tecniche colturali sostenibili nell’uso delle risorse naturali e ambientali, anche attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici innovativi.

 

Per ulteriori informazioni www.birraperoni.it

 

 

 

 

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