UNA GHIANDOLA ESSENZIALE

La tiroide si trova nella parte inferiore del collo e produce tre ormoni: la calcitonina, implicata nel metabolismo del calcio, e i due ormoni Triiodotironina (T3) e Tiroxina (T4) che possono influire sul mantenimento del peso. La regolazione dell’equilibrio dell’organismo (omeostasi) non dipende dalla sola tiroide, in quanto questa ghiandola è a sua volta controllata da altri organi. Si parte dall’ipotalamo, una regione dell’encefalo che rilascia un ormone chiamato TRH che controlla il TSH (prodotto dall’ipofisi) che, a sua volta, calibra la quantità di T3 e T4, i quali “viaggiando” nel sangue comunicano a tutto l’organismo se deve accelerare o rallentare.

 

 

 

 

Ma perché questa fine e attenta regolazione degli ormoni tiroidei?

 

Come detto, T3 e T4 disciplinano la cosiddetta omeostasi organica, cioè l’equilibrio del nostro corpo a tutti i livelli: temperatura corporea, battito cardiaco, pressione, peso corporeo, e così via. Ad esempio, il nostro organismo, per mantenere stabile il peso corporeo, quando si mangia un po’ di più, aumenta la produzione degli ormoni tiroidei così da innalzare il metabolismo e consumare di più; quando si mangia di meno, si attiva il meccanismo inverso. È chiaro quindi come siano pericolose le patologie legate alla tiroide; l’ipertiroidismo (la tiroide funziona troppo) e l’ipotiroidismo (funziona troppo poco) sono infatti patologie che portano a uno squilibrio dell’omeostasi e di tutti i parametri che ne fanno parte.

 

Nello specifico, l’ipertiroidismo comporta una sovra produzione di ormoni tiroidei con conseguente aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa, della temperatura corporea. Le persone affette “consumeranno” di più e avranno una tendenza a dimagrire, ma allo stesso tempo andranno incontro al rischio di perdita di massa muscolare e ossea, a disturbi del sonno, ansia, sudorazione, nervosismo, sino a rischiare l’infarto.

 

Per curare l’ipertiroidismo, di norma si utilizza una terapia farmacologica a base di Tapazole e, nei casi più gravi, quando il farmaco non è sufficiente, si arriva a dover bloccare completamente l’attività della tiroide, trattandola con iodio radioattivo o addirittura asportando la ghiandola. A questo punto il soggetto diventa ipotiroideo. L’ipotiroidismo, invece, si verifica quando la tiroide lavora meno del dovuto, o non lavora affatto.

 

Nel primo caso, produce il 70-80% degli ormoni ai quali dovrebbe dar origine e, di conseguenza, la persona affetta avrà un metabolismo più lento, soffrirà maggiormente il freddo, sarà pacata e rilassata, tenderà a ingrassare, spesso avrà alti valori di colesterolo nel sangue. In questo caso, la terapia farmacologica prevede la somministrazione di un farmaco che fornisca quel 20-30% di ormoni mancanti.

 

Nel secondo caso, la tiroide non funziona affatto a causa di gravi patologie autoimmuni. La più famosa è la tiroidite di Hashimoto, nel cui decorso le nostre difese immunitarie si attivano contro le cellule della ghiandola che producono T3 e T4. Il soggetto avrà una tiroide che funzionerà sempre meno, fino ad arrivare al punto in cui smetterà completamente. Anche in questo caso la cura farmacologica si basa su farmaci ma con dosi molto più elevate.

 

 

 

 

Alla luce di quanto descritto, come devono mangiare le persone con tali patologie?

 

In caso d’ipertiroidismo, è necessario far fronte al rischio di perdita di massa muscolare con un maggior apporto energetico che tenga conto del metabolismo accelerato, sino a quando i valori degli ormoni tiroidei non verranno riportati nella norma grazie alla terapia farmacologica.

 

Per l’ipotiroidismo, l’alimentazione ha un ruolo più rilevante. Come già anticipato, in caso di sporadici eccessi alimentari, la tiroide interviene rilasciando un quantitativo maggiore di ormoni, così da innalzare il metabolismo e consumare di più (come una macchina, il cui motore viene fatto girare a 4000 giri, invece che a 2000 giri, per andare più veloce). Tuttavia, se la tiroide è poco funzionante, non sarà in grado di aumentare la produzione di T3 e T4 (lo stesso farmaco non è in grado di far fronte a un momentaneo aumentato fabbisogno).

 

Quindi le persone che soffrono di ipotiroidismo possono seguire una “normale” e varia alimentazione, con il difficile compito però di essere estremamente costanti e uniformi, perché le regolazioni istantanee che normalmente la tiroide sana riesce a svolgere (quando c’è lo sgarro sporadico) non sono possibili visto il dosaggio costante del farmaco.

 

La regola che vale per tutti è quella di fare diversi pasti al giorno a orari più o meno fissi e, soprattutto, di non eccedere in “sgarri alimentari” che in questi casi fanno molti più danni. Infine, un buon consiglio: non farsi mancare la giusta quantità di iodio nella dieta, in quanto è il componente principale degli ormoni tiroidei; il fabbisogno giornaliero è di circa 150 mcg (220 nelle donne incinta) e lo troviamo nel pesce, nei crostacei, nel sale marino e, soprattutto, nel cosiddetto sale iodato.

 

Andrea Fossati

fossatiandrea@centroemmea.it

www.centroemmea.it

 

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato
sul mondo del cibo.