Josephine, come la nonna francese, per tutti Gipi, è la figlia minore di Marco De Bartoli, un vignaiolo controcorrente. Nelle campagne marsalesi, tra fichi d’India, ulivi e bouganvillea, si trova il Baglio Samperi, sede della Cantina De Bartoli. Fondata nel 1978 da Marco De Bartoli, appartenente a una storica famiglia di produttori di vino, la Cantina è divenuta, grazie al carattere forte e innovatore del fondatore, un punto di riferimento per gli amanti dell’ottimo vino, fatto seguendo i ritmi di Madre Natura e puntando sempre all’eccellenza.

Sin dagli esordi, Marco De Bartoli si è contraddistinto per scelte di rottura e decisioni controcorrente, che nel corso degli anni si sono però rivelate pionieristiche e all’avanguardia. Marco è mancato nel 2011, ma i suoi tre figli, Renato, Sebastiano e Gipi, hanno raccolto lo scettro e continuato l’impresa paterna, sia nel senso tecnico di “azienda” che in quello di “opera memorabile”! Proprio Gipi ci racconta di più del papà e dell’azienda che ora dirige.
Partiamo dalla fine: oggi la Cantina De Bartoli che vini produce?
Produciamo 19 etichette, tutte con 4 vitigni autoctoni: Grillo, Catarratto, Zibibbo e Pignatello. I bianchi con Grillo e Catarratto, i Marsala e i Pre-British da sole uve Grillo, il Pietranera e i Passiti da Zibibbo, coltivato rigorosamente a Pantelleria, in contrada Bukkuram. Anche per gli Spumanti Metodo Classico usiamo Grillo. Da qui il nome, Terzavia: dopo il Marsala e il vino da tavola, ecco la “terza via” per esaltare il Grillo. Il rosso è uno perché uno è il vitigno autoctono di questa zona: il Pignatello.
Il vostro Marsala Superiore Riserva è stato addirittura servito alla cena di gala della serata dei Nobel nel 2012!
Sì, è stato un grande onore rappresentare l’Italia in tavola in un’occasione tanto prestigiosa e far conoscere il Marsala che, proprio grazie a mio padre, è tornato agli antichi splendori! Per un lungo tempo infatti si produceva più che altro in maniera industriale, senza badare alla qualità, e difficilmente era considerato un prodotto da bere in purezza. Oggi per fortuna c’è un ritorno a una produzione d’eccellenza.
E il Vecchio Samperi, chiamato anche Perpetuo o Pre-British?
È la nostra etichetta simbolo. Ha radici lontane: secoli fa nelle campagne marsalesi quasi tutti producevano vino per l’autoconsumo, conservandolo in botti scolme (riempite per circa il 75%, ndr). Alla fine del 1700 arrivarono gli Inglesi, si innamorarono di questo vino e lo fortificarono con alcol. Negli anni ’80 mio padre volle tornare al Marsala di una volta, senza aggiunta di alcol. Trovò qui a Samperi delle botti dei suoi nonni piene di vino, ve ne aggiunse di nuovo e lo imbottigliò.
Lo invecchiò come un tempo, ovvero con il metodo “perpetuo”: una o più botti scolme vengono man mano rabboccate con vino più giovane. È simile al metodo “soleras” utilizzato per lo Sherry, ma è meno scientifico e senza annata in etichetta. Chiamò il suo perpetuo Vecchio Samperi proprio per evidenziare il ritorno al vino originario. Ancora oggi però il disciplinare del Marsala prevede necessariamente la fortificazione; per questo il Vecchio Samperi non può per legge essere chiamato Marsala, pur essendone il capostipite!

Tuo papà venne preso per matto quando decise di produrre questo vino! Oggi invece varie cantine producono Pre-British.
Ma alla fine ha sempre avuto ragione. Oggi il Pre-British è diventato popolare, come molti altri vini di cui mio papà è stato pioniere. Ad esempio, negli anni ’80 partì per Pantelleria e cominciò a produrre Passito facendosi insegnare i segreti dai vignaioli di lì. Nessuno all’epoca si interessava di Pantelleria né del Passito. Poi, il boom!
Fu il primo nel 1989 a creare un vino da tavola, il Pietranera, vinificando lo Zibibbo secco, mentre tutti usavano questo vitigno esclusivamente per la produzione di Passito. Nel ’90 nacque “Grappoli del Grillo”, il primo vino da tavola da uve Grillo, allora utilizzate solo per vini ossidati come appunto il Marsala. Nel 2006, nacquero gli Integer: una linea vini macerati, con lieviti indigeni (come per tutti i nostri prodotti), invecchiati in anfora per un mese e non filtrati. Oggi i vini naturali sono considerati “cool”, ma 15 anni fa nessuno ne parlava e l’Integer era venduto soprattutto all’estero.
Qual era la filosofia di tuo papà nella produzione di vino?
Rispettare la terra, valorizzare il terroir e dare nuovo lustro alle gloriose tradizioni vitivinicole marsalesi. La sua missione era puntare sempre all’eccellenza, senza scendere a compromessi né cercare scorciatoie, anche se ovviamente spesso non è stato semplice. Basse rese, vendemmie manuali in cassette piccole, selezione dei grappoli, grande lavoro di potatura e cura di ogni singola pianta… Oggi noi portiamo avanti la sua missione con grande orgoglio e dedizione.
Mark Twain diceva: “Un uomo che ha un’idea nuova è uno svitato finché quell’idea non ha successo”. Oggi posso affermare – senza timore di essere smentita – che le idee di Marco De Bartoli camminano sulle gambe dei suoi figli e hanno avuto molto, moltissimo successo, proprio come la sua cantina e i suoi vini!
Margherita La Francesca