Nel 1989, in un ristorante di Detroit, nel Michigan, un uomo chiese al cameriere un tipico liquore italiano post-cena, ma l’uomo non sembrò capire e soltanto dopo due, tre ulteriori richieste, quello s’illuminò ed esclamò: «Ah, Disaronno». L’aneddoto conferma il celebre slogan del prodotto: Disaronno è il liquore italiano più bevuto al mondo, un successo legato certamente all’inconfondibile aroma.
Con Disaronno si possono creare più di 100 drink da aperitivo, cocktails e long drinks, miscelando varie ingredienti e trovando il mix che più si desidera.
Sembra quasi incredibile che tutto sia nato da una leggenda! «Si racconta che nel 1525, l’artista Bernardino Luini, allievo di Leonardo da Vinci, fu incaricato di abbellire il Santuario di Saronno dedicato alla Madonna dei Miracoli – racconta Stefano Battioni, Direttore Generale di ILLVA Saronno. – Per dipingere la Madonna scelse come modella la bellissima locandiera della Locanda dell’Angelo. Quest’ultima volle ringraziarlo donandogli un prezioso boccale pieno di un liquore ambra- to, fragrante e delicato. Fu così che da un semplice gesto di gentilezza e dalla combinazione unica di ingredienti segreti, nacque la leggenda di Disaronno».
Disaronno ieri e oggi
Nel 1600, molte famiglie si occupavano di produrre liquori e digestivi che venivano venduti spesso come medicinali o come bevande curative; la famiglia Reina era una di queste: Giovanni Reina riscoprì l’antica ricetta del liquore ambrato e la tramandò segretamente, di generazione in generazione.
Agli inizi del ’900 il discendente di Giovanni, Domenico Reina, decise di aprire la Domenico Reina Coloniali nel centro di Saronno, dove aveva sia il laboratorio sia il negozio. Grazie al liquore Disaronno il negozio diventò un vero e proprio crocevia dove la gente passava, degustava e acquistava.
Nel 2018 l’Illva ha aderito all’iniziativa del Fondo Ambiente Italiano e ha aperto al pubblico le porte dell’azienda, raccontando a curiosi e appassionati la storia e l’evoluzione del famoso liquore. Foto da www.ilsaronno.it.
Fu tanto il successo che la fama del liquore arrivò ben presto a Milano: da Saronno, infatti, passava il tranvai, un carro con i cavalli che trasportava merci nel capoluogo lombardo. Quando Domenico Reina capì le potenzialità di quel commercio, iniziò ad avviare scambi sempre più frequenti che incrementarono il consumo della bevanda fino a farla diventare di uso comune. Così nel 1947 fu fondata l’ILLVA: Industria Lombarda Liquori Vini & Affini. «Gli affari aumentarono sempre più, con grande sorpresa della famiglia Reina che, tutto sommato, non si rendeva ancora conto di cosa avesse prodotto, ma riuscì a cavalcare l’onda del successo».
Negli anni ’60 arriva il boom dell’esportazione e dell’affermazione internazionale e Disaronno sbarca dapprima nel mercato europeo e poi, addirittura, in quello statunitense. «Nel tempo – spiega Battioni – c’è stata una continua evoluzione: tra gli anni ’80 e ’90 avviene la grande trasformazione dell’azienda.
Oggi Disaronno viene esportato in 160 paesi e ILLVA si conferma una delle poche multinazionali al 100% italiane. Tutta la produzione è a Saronno. Nei magazzini arrivano le materie prime che vengono controllate, lavorate e miscelate secondo la ricetta originale, sempre super-segreta, e arriva anche il vetro per la realizzazione della bottiglia, caratterizzata da un design particolare.» In azienda ci raccontano che «anche l’etichetta è stata studiata nel dettaglio ed è stata rivisitata per armonizzarla con lo stile contemporaneo».
Bianca Senatore