SENZA LATTOSIO

I prodotti con il claim “senza lattosio” sono sempre più diffusi e non si limitano ai latticini, ma comprendono una quantità di altri alimenti: biscotti, salumi, salse, cereali per la colazione…

Certo, è un malanno tra i più diffusi: si stima che il 40-50% degli italiani adulti sia intollerante al lattosio, lo zucchero tipico del latte. Costituito da 2 molecole (una di glucosio e una di galattosio) unite insieme, il lattosio, per essere assimilato dall’organismo e utilizzato come fonte energetica, deve essere scomposto nei suoi 2 componenti.

 

 

 

Processo che avviene nell’intestino a opera di un enzima chiamato lattasi, che il corpo dei neonati produce senza problemi e in giusta quantità (il lattosio contenuto nel latte materno rappresenta la principale fonte di zuccheri), ma che con il crescere dell’età tende a essere prodotto in quantità inferiore sino a cessare completamente in molti individui. Quando questo accade, si diventa intolleranti: bevendo latte, lo zucchero non digerito fermenta nell’intestino e causa problemi come gonfiore, dolori addominali e diarrea. Non è una condizione grave, ma può causare comunque notevoli disagi nella vita quotidiana ed è quindi importante che venga diagnosticata correttamente per poter correre ai ripari.

Non sempre questo avviene: data la sua diffusione, l’intolleranza al lattosio viene infatti chiamata in causa con troppa superficialità, dimenticando che gli stessi sintomi possono essere determinati da una quantità di altre condizioni; il rischio è quello di rinunciare a una serie di alimenti preziosi, senza peraltro risolvere la situazione.

È un peccato, perché si tratta di una diagnosi oggi particolarmente semplice: nel caso la si sospetti, si può ricorrere al velocissimo test del respiro all’idrogeno, che misura la quota di questo gas nell’aria espirata dopo aver consumato una quantità specifica di lattosio. Senza dimenticare che, anche nel caso il test dia risultato positivo, la soglia di tolleranza varia da individuo a individuo: spesso chi risulta positivo al test può comunque sopportare limitate razioni di lattosio (da 2 sino a 12 g in una sola dose) senza accusare disturbi.

In conclusione, se da un lato questo tipo d’intolleranza è una realtà per molte persone, dall’altro non va data per scontata e richiede sempre una diagnosi accurata. Se poi se ne soffre davvero, è possibile gestirla in modo efficace, valutando i limiti personali, per non complicarsi la vita più del necessario e costringersi a regimi troppo e ingiustificatamente restrittivi.

Giorgio Donegani

www.giorgiodonegani.it

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato
sul mondo del cibo.