ROBERTA DEIANA

Ovvero la donna che racconta il cibo con le foto… e gli odori con le parole. Descrivere i colori a chi non li hai mai visti è un’impresa ardua.

 

 

La strategia – magari qualcuno di voi si è trovato nella situazione di doverlo fare – è quella di sconfinare e prendere in prestito percezioni derivate da altre esperienze sensoriali; potremmo dire, in senso lato, di attivare processi sinestetici.

(La sinestesia è l’interazione spontanea e incontrollata di più sensi, ndr). Nella critica letteraria, per esempio, l’associazione tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali viene detta sinestesia. Questo modo di descrivere le sensazioni umane avvalendosi di una sorta di contaminazione sensoriale, quando ha la forma di racconto volontario è un’attività intellettuale estremamente creativa. Potremmo certamente citare tanti artisti e scrittori che se ne sono avvalsi. Ma quello che vogliamo fare oggi è portarvi a scoprire l’importanza e il fascino della sinestesia applicata al mondo del cibo. Ho infatti avuto il piacere di intervistare Roberta Deiana, scrittrice, food stylist e copywriter specializzata in profumi, che della sinestesia – della capacità di comporre associazioni inedite – ha fatto una professione.

 

Racconta, che sono curiosa!

Ormai da vent’anni mi occupo di food styling, che non è soltanto fare il cibo bello per il set fotografico, ma è anche molto spesso sviluppare le ricette per il cliente e, soprattutto, cercare la migliore rappresentazione per i prodotti, perché è una attività legata alla gastronomia ma anche al marketing: bisogna scegliere il vestito più attraente per il prodotto del cliente, capire il mood da rappresentare, la ricetta che possa raccontare al meglio ingrediente e situazione immaginata. Il food styling è un processo che mette insieme tanti elementi.

 

Come è nata questa tua professione, in un periodo in cui certo non andava di moda come oggi?

Dalla passione per il cibo – sono una buona forchetta – e, soprattutto, per la sua presentazione. Ho sempre pensato i gusti anche come colori, in maniera un po’ sinestesica. Quando allestisco una cena, mi capita spesso di pensare che manchi una tinta, e spontaneamente mi interrogo sul sapore da aggiungere. Trovo che la vista sia molto importante nella percezione del gusto. Cucinare è un’operazione estremamente creativa, e il processo intero del nutrirsi mette in campo moltissimi aspetti. Tutti e cinque i sensi sono molto importanti e funzionano in maniera un po’ diversa da quello che ci immaginiamo. Pensiamo all’importante rapporto tra gusto e olfatto.

 

Ecco, stai aiutandomi a introdurre l’altra parte del tuo lavoro.

L’altra parte importante è la scrittura. Che ovviamente ha delle aree di sovrapposizione, perché ho scritto libri relativi agli argomenti di cui parlavo prima, ma ha anche un suo spazio specifico. Di recente, infatti, cosa che per altro mi è sembrata una prosecuzione naturale, ho iniziato a occuparmi anche di profumi e di olfatto. Scrivo descrizioni di profumi di nicchia, e l’ultimo libro che ho pubblicato l’ho dedicato al rapporto tra olfatto, memoria ed emozioni e si chiama Atlante degli odori ritrovati. Per non dimenticare il primo amore, comunque, anche in quest’ultimo testo ho parlato di cibo…!

 

Quello che mi ha affascinato, guardando il tuo sito, è stato notare che tendi a usare sempre uno strumento espressivo, o comunicativo, diverso da quello “diretto”. Racconti gli odori con le parole, il cibo con la fotografia… Non è casuale immagino.

Ho sempre avuto questa spinta a mescolare, al trasversale. Credo che faccia proprio parte della mia personalità sinestesica. È un’ottica in cui mi trovo molto, legata alla mia visione del mondo. Poi, studiando i sensi, ho però scoperto che, effettivamente, sono interconnessi. Tant’è che con le tecniche di deprivazione sensoriale, come il mangiare bendati, i gusti cambiano. I nostri sensi dominanti – ognuno di noi ha dei sensi dominanti – percepiscono il cibo in maniera molto diversa. Il fatto che viviamo un po’ tutti sotto il dominio della vista, un senso estremamente razionale e al quale ci affidiamo in maniera totale perché ci dà delle informazioni istantanee, fa sì che gli altri sensi vengano un po’ trascurati e che fidarci solo di loro faccia paura, per inesperienza.

 

Ma la passione originaria per il cibo, da dove ti è venuta? Ho visto che hai studiato lingue, e poi?

La passione per la cucina è nata di pari passo con le lingue. Viaggiando, ho scoperto che c’erano un sacco di cibi interessantissimi, e quindi ho iniziato ad appassionarmi. Le spezie, le ricette, tutte le possibili combinazioni… Spontaneamente curavo la presentazione di quello che cucinavo. È una cosa che ha sempre fatto parte di me. Ricordo benissimo che fin da bambina riordinavo i cibi nel mio piatto… con grande disappunto dei genitori! Non avevo idea però che potesse essere un mestiere. Sono nata a Cagliari, e lì un lavoro del genere non esisteva. Quando invece sono venuta a Milano a seguire un master, facevo diverse cene con amici; una di loro ha notato questa mia tendenza a decorare i piatti, a presentarli in un certo modo, questa attenzione, e mi ha presentato un’altra amica che lavorava in uno studio specializzato in food, e lì mi si è aperto un mondo.

Marta Pietroboni

marta.pietroboni@cibiexpo.it

 

 

Podcast olfattivo

Il 21 marzo, in occasione della Giornata del Profumo, è in uscita il podcast olfattivo di Roberta Deiana Il profumo del destino, che racconta una serie di storie di personaggi famosi a cui un profumo o un odore ha cambiato il corso del destino.

Ogni puntata avrà come ospite una personalità del mondo dei profumi che commenterà il ruolo del profumo nella vita di ciascun personaggio.

 

 

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