La globalizzazione ha trasformato la produzione e il consumo di alimenti, con la conseguenza che buona parte della popolazione mondiale dipende dalle importazioni da Paesi terzi.
Non sempre gli alimenti che hanno fatto “tanta strada” possiedono le stesse caratteristiche di sicurezza garantite dalle produzioni nazionali. Si registra infatti una considerevole lista di alimenti importati nel nostro Paese, e più in generale nella UE, che presentano elevati livelli di criticità poiché contaminati da insetticidi; alcuni di essi neppure autorizzati dalle normative nazionali. Si va dai peperoncini piccanti alle bacche di goji, dal tè al riso, dai fagioli secchi agli esotici dragon fruit, dai melograni alle olive da tavola.
Ciò emerge dagli ultimi rapporti dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sui residui dei fitosanitari in Europa nonché dai controlli sui residui di pesticidi da parte del Ministero della Salute sul territorio nazionale, che hanno consentito pochi mesi orsono il ritiro dal mercato di interi lotti di bacche di goji di provenienza cinese contaminate da carbofuran (un insetticida) ed esaconazolo (un fungicida) oltre i limiti di legge.
Le maggiori criticità sono state riscontrate nei casi di importazione da Paesi extra UE in cui la percentuale di irregolarità è molto superiore rispetto al Made in Italy.
Ha espresso preoccupazione anche la Corte dei conti europea, secondo cui, sebbene il sistema di controllo UE, e in particolare quello italiano, abbia solide basi e sia rispettato in tutto il mondo, “deve però far fronte a una serie di incongruenze e di problematiche”.
Infatti, sebbene l’UE abbia limitato l’uso di determinati antiparassitari, gli stessi continuano a essere utilizzati negli alimenti importati da Paesi che non possiedono gli stessi standard di sicurezza europei sui residui di pesticidi. Ad esempio, la Tunisia nel 2018 ha importato più di 240 tonnellate di pesticidi per uso agricolo vietati o severamente limitati nell’UE.
Preoccupante è anche il fatto che l’Italia sia uno dei maggiori produttori europei di pesticidi che, pur essendo vietati in UE, vengono esportati in Paesi extra UE.
Proprio quest’anno, la Commissione europea si è impegnata a vietare non solo l’esportazione di sostanze chimiche pericolose per la salute ma anche l’importazione di prodotti agricoli realizzati con i medesimi pesticidi.
Auspichiamo dunque che l’azione delle autorità europee possa essere efficace e rapida al fine di ottenere una sempre più crescente sicurezza dei nostri consumatori.
Daniela Mainini
www.centrostudigrandemilano.org