Avete mai sentito parlare di shrinkflation? Dall’inglese shrink, restringere, e inflation, inflazione, il termine definisce una pratica – o, meglio, una strategia commerciale – attuata ormai dalla maggior parte delle aziende di ogni settore, incluso l’alimentare, che consiste nel diminuire la quantità del prodotto, riducendone il formato, e lasciandone invariato, se non aumentato, il prezzo.
In Italia si parla di “sgrammatura”, e il fenomeno è esteso, nel settore alimentare, a numerosi prodotti come pasta, caffè, sughi e molti altri. Solo per citare qualche esempio, alcuni pacchetti di patatine molto note sono calati di 25 grammi, mentre il prezzo al chilo è incrementato del 22%; oppure, alcune note confezioni di crema di nocciole hanno subito una riduzione del contenuto, e un contestuale aumento del prezzo al chilo, dall’11% del formato grande al 38% per il più piccolo.
Gli esempi potrebbero continuare. Tale stratagemma, in relazione al quale si parla di “inflazione occulta”, permette la realizzazione di ingenti ricavi da parte delle aziende a scapito degli ignari consumatori.
La shrinkflation, pur non essendo illegale, come stabilito dall’Antitrust che ha archiviato l’indagine sul fenomeno in quanto vi sarebbe “ormai una diffusa consapevolezza” da parte degli acquirenti, appare una pratica non connotata da trasparenza. Il suo carattere ingannevole risiede infatti nella circostanza della mancata percezione che il peso di un prodotto a un tratto è stato lievemente ridimensionato in modo tale che il consumatore non se ne renda conto, anche se nella confezione è sempre riportato il peso netto. A ciò si aggiunga che a confondere è spesso inoltre il restyling del packaging che distoglie l’attenzione del cliente.
La shrinkflation non si è limitata a colpire solo alimenti e prodotti di ogni settore merceologico. Avete notato come si sono ristrette persino le tazze per il cappuccino? In alcuni bar si può addirittura optare tra piccola, media e grande, senza però accorgersi che la grande è quella standard per cui fino a poco tempo fa pagavamo un costo più basso.
Il consumatore può combattere la shrinkflation seguendo semplici accorgimenti: controllare le etichette sulle confezioni, esaminandone peso e volume e prezzo al chilo, o al litro, per capire quanto si sta spendendo in proporzione alle quantità di prodotto. E, preferibilmente, limitare l’acquisto di prodotti confezionati a vantaggio di quelli sfusi. Occhio alla spesa, come sempre!
Daniela Mainini
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