QUESTIONE DI…SPIRITO

Il consumo di bevande alcoliche ha rivestito, e riveste tuttora, una considerevole importanza in moltissime popolazioni del mondo.

 

 

Attualmente, è la droga (perché sì, l’alcol è una droga) a uso ricreativo più utilizzata del pianeta, e circa un terzo degli esseri umani ne fa uso.

La sua scoperta risale alla tarda età della pietra, a suggerircelo, sono delle brocche risalenti al Neolitico, il cui ritrovamento ci porta a pensare che la fermentazione intenzionale di bevande alcoliche fosse già praticata.

Ma da dove è spuntato l’alcol? Di chi è stata l’idea? Beh, c’è da dire che in realtà capita di trovare qualcosa di alcolico già in natura: succede infatti che la frutta matura fermenti da sé sviluppando etanolo e, sorpresa sorpresa, non siamo certo noi la prima specie a usarne e abusarne. A tal proposito è diventata virale la notizia, di qualche anno fa, del tasso che, a seguito di una scorpacciata di fichi (che erano fermentati naturalmente), fu ritrovato e soccorso in condizione di grave ubriachezza dalla guardia forestale. Non contento, il tasso salvato dai veterinari si recò successivamente nella stessa zona del bosco per ripetere l’esperienza. Si sprecarono le battute sul tasso alcolico.

Per quanto riguarda la nostra specie, sembra proprio che l’abilità di metabolizzare la molecola un po’ meglio di altri animali si sia sviluppata proprio a partire dal consumo, da parte dei nostri antenati, di frutta fermentata. Ma se non siamo l’unica specie ad avere a che fare con l’alcol, siamo quantomeno gli unici a produrlo intenzionalmente.

Il più antico caso di cui siamo a conoscenza è una birreria neolitica di tredicimila anni fa, ritrovata in una grotta vicino ad Haifa, nell’attuale Israele. I ricercatori hanno ipotizzato che la birra in questione venisse utilizzata in feste rituali e per onorare i defunti. C’è da dire che non si tratta di un caso isolato: spesso, anche oggi l’utilizzo di bevande alcoliche, come di altre sostanze che provocano stati alterati di coscienza, risponde a scopi religiosi, mistici o rituali. Allo stesso modo, non è forse da sottovalutare che la stessa terminologia associata a tali sostanze abbia molto spesso assunto sfumature singolari: da “acquavite”, dal latino aqua vitae, “acqua di vita”, che ritroviamo nell’antico irlandese uisce beatha, da cui sembra derivare il termine whisky, che di nuovo significa “acqua di vita”, fino al termine “spirito” per indicare la bevanda alcolica.

Quattromila anni più giovane della grotta di Haifa è il villaggio neolitico di Jiahu, nella provincia cinese di Henan, dove furono ritrovate giare risalenti al 7.000 a.C. contenenti tracce di bevande fermentate a base di bacche, miele e riso. Mille anni più tardi, tra i popoli della Georgia compare per la prima volta il vino. Altri duemila anni e tocca al Medioriente, dove i reperti ci portano al sito di Hajji Firuz Tepe, in Iran; duemila anni ancora e ci ritroviamo a berlo in Egitto.

Un paio di secoli dopo, le popolazioni celtiche dalle mele ricavano il sidro. Un altro millennio e arriviamo nel Centro America, che fa fermentare le foglie di agave e il mais, e cinquecento anni dopo siamo in Sudan.

Il successo dell’alcol non si limita all’aspetto conviviale o religioso; non tardano infatti ad affiorarne ipotetici utilizzi medicinali: già quattromila anni fa testi sumeri ed egizi ce ne raccontano proprietà medicamentose, e persino la Bibbia ebraica ne suggerisce l’utilizzo per consolare i moribondi o ravvivare i “depressi”.

Ma se la fermentazione compare così presto nella storia del genere umano – è infatti il metodo più semplice e naturale per ottenere delle bevande alcoliche, con la quale otteniamo per esempio birra (dal malto e dal luppolo), vino (dall’uva), sidro (dalle mele), idromele (dal miele), sakè (dal riso), pulque (dalle foglie di agave) –, la distillazione, invece, per via della sua complessità, impiega più tempo ad affacciarsi sulla storia. Le prime attestazioni di procedure di questo genere risalgono ad alcune tavolette accadiche (siamo quindi di nuovo nel Medio Oriente) risalenti al 1.200 a.C., che però non parlano di alcolici ma di profumi! Gli esordi della creazione di distillati alcolici si devono agli indiani, che nei primi secoli dopo Cristo avevano già sviluppato dei sistemi per ottenere dei liquori leggeri. Tra le più antiche testimonianze della distillazione del vino – dalla quale oggi otteniamo brandy, cognac o grappa – abbiamo i resoconti degli arabi al-Kindī e al-Fārābī (di solito più famosi per aver tradotto opere dei filosofi greci che altrimenti sarebbero andate perdute) risalenti al nono e al decimo secolo dopo Cristo. Saranno poi gli alchimisti durante il Rinascimento e l’Età Moderna a darsi un gran da fare per sviluppare nuovi alcolici con cui arricchire le ben imbandite tavole di nobili e non. Dalla fermentazione e successiva distillazione della canna da zucchero delle Americhe si otterrà il rum, e dalla fermentazione e distillazione a partire dalle foglie di agave si avrà… la tequila! Ma queste storie le racconteremo nei prossimi articoli!

Riccardo Vedovato

riccardo.vedovato1994@gmail.com

 

 

 

 

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