QUANDO IL LATTE È (QUASI) UN FARMACO

Il latte di cammella o dromedaria sembra rappresentare un valido ausilio nella terapia del diabete mellito di tipo 1 e di tipo 2.

In tempi recenti, si è considerato il latte molto più di un “semplice” nutriente: esso contiene centinaia di molecole di diversa natura chimica, tra cui ormoni, con lo scopo di favorire nel neonato la progressione di numerosi processi fisiologici, ancora immaturi nelle prime fasi di vita. Attualmente, sono venute alla luce numerose attività biologiche di questo prezioso secreto, valorizzando i cosiddetti “latti alternativi”. Tra essi emergono le caratteristiche funzionali del latte di cammella o di dromedaria, in particolare come coadiuvante nella terapia del diabete mellito di tipo 1 e 2.  Uno degli indizi più evidenti è fornito da una ricerca condotta su un campione di oltre 2.000 persone della comunità Raica del nord-ovest del Rajasthan, in India, in cui si è rilevata una prevalenza di diabete mellito molto prossima allo 0% nei soggetti che consumano latte di cammella.

 

 

Il diabete, come noto, è una patologia cronica caratterizzata da una insufficiente o nulla secrezione di insulina da parte del pancreas o da una condizione di resistenza all’insulina stessa. Ciò conduce all’iperglicemia e, nel tempo, a complicazioni anche gravi che possono coinvolgere gli occhi, i sistemi cardiocircolatorio e nervoso e altre sedi. Il diabete mellito di tipo 2 (conosciuto un tempo come diabete non insulino-dipendente) costituisce la stragrande maggioranza dei casi totali, spesso legati allo stile di vita, alla dieta e a una predisposizione genetica. Le diagnosi di diabete nel mondo, aggiornate al 2021, sono 529 milioni, con una frequenza del tipo 2 del 96% e, per il tipo 1 (generalmente giovanile), del 4%, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista The Lancet, con un preoccupante trend temporale positivo.

Il latte di cammella/dromedaria potrebbe risultare utile nei piani terapeutici per questa patologia, in quanto possiede un’elevata concentrazione di insulina, oltre il triplo rispetto al latte vaccino. Inoltre, le sue caratteristiche chimico-fisiche e di microstruttura fanno sì che questa preziosa proteina venga protetta – almeno parzialmente – dall’azione inattivante e degradante dell’ambiente gastrico ed enterico, facilitandone l’assorbimento intestinale. La costante assunzione di latte di cammella/dromedaria sembrerebbe incrementare i livelli ematici di insulina, limitandone, come evidenziato da numerosi studi, la quantità somministrata in pazienti insulinodipendenti. Molte componenti del latte conterrebbero molecole ad azione insulinosimile, così come i prodotti derivati dalla parziale degradazione di queste; a esaltare le caratteristiche positive del latte in oggetto si sono rilevate attività parallele dirette sul pancreas e sul fegato, migliorandone l’integrità cellulare e contribuendo direttamente a un superiore bilanciamento nella regolazione della glicemia. Il latte di cammella/dromedaria contiene inoltre elevate concentrazioni di vitamina C e altri antiossidanti, che contribuiscono a limitare lo stress ossidativo nei confronti di pancreas e fegato, organi fondamentali per l’equilibrio metabolico del paziente. L’alta presenza di vitamina C costituisce inoltre un supporto fondamentale nelle popolazioni in cui il reperimento di acido ascorbico è limitato dalla scarsa disponibilità della vitamina. La regolazione del quadro metabolico, unita alla spiccata attività antiossidante, condurrebbe anche a limitare lo stress biologico sulla funzione renale e ad accelerare il processo di riparazione delle lesioni cutanee, complicazioni spesso gravi e particolarmente diffuse nel paziente diabetico, nonché una stabilizzazione del quadro lipidico.

Alla luce delle pubblicazioni, considerando studi condotti su animali e sulla specie umana è forse prematuro classificare, con un’azzardata iperbole, questo alimento come “miracoloso”: il bagaglio di ricerche in tema ha certamente raggiunto negli ultimi anni un volume di tutto rispetto, prospettando attività funzionali che probabilmente debbono ancora essere portate alla luce. Ciò che pare (o quasi) assodato è che il latte di cammella/dromedaria sembra costituire un promettente supporto nella cura di pazienti diabetici, dipendenti o non dipendenti da terapia insulinica. Grazie alla sua elevata concentrazione di insulina, la capacità di migliorare le funzioni pancreatiche e gli effetti positivi sugli aspetti lipidici (colesterolo e trigliceridi) lo rendono potenzialmente un’efficace arma per arginare questa condizione sanitaria, dispendiosa in termini di salute nonché in quelli economici. Inoltre, offrirebbe un supporto in soggetti sani a scopo eminentemente preventivo, per mantenere un corretto stile di vita.

Massimo Faustini

massimo.faustini@unimi.it

https://www.unimi.it/it/ugov/person/massimo-faustini

 

 

 

Dove si trova il latte di cammella/dromedaria?

Si può acquistare su Internet. Esiste un sito americano, Camilkdairy, che spedisce in tutto il mondo latte in polvere pastorizzato o crudo, disponibile anche nella versione liquida, munto al momento dell’ordine e immediatamente congelato. Su Amazon si vende a un  prezzo medio di circa 35 euro per 200 grammi di latte in polvere. Il sito Santé Orientale propone il latte di cammella in capsule prodotte con 100% di latte in polvere e gelatina vegetale.

 

 

 

 

 

 

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