QUANDO IL CIBO È DI STRADA, IN ITALIA

Si stanno affermando nuove forme d’incontro tra produttori e consumatori  (G.A.S. o Gruppi d’acquisto solidale, C.S.A. o Centri sociali autogestiti, filiere corte nelle diverse forme di mercato); nuove sensibilità per temi individuali e sociali, come la salute, l’ecologia, la salvaguardia delle tradizioni locali; nuove pratiche come il consumo del cibo di strada. Gli americani amano hot-dog, hamburger e pop-corn. Noi arancini, panzerotti, pane e panelle. Lo street food è una risposta alle esigenze di chi lavora fuori casa. Che si tratti di un panino o di un gelato, è un modo rapido ed economico di mangiare.

 

 

carretto-lima

© Foto di Stefano Marras

In Italia, soprattutto al Nord, è un fenomeno relativamente nuovo. Eppure non mancano i cibi di strada in Italia. Da Trento a Palermo, in strade e piazze si vendono gelati, panini con la salsiccia, arancini, focaccia di Recco, lampredotto, ’o pere e ’o musso (piede di maiale e muso di vitello), ’u pani câ meusa (il pane con la milza), panelle, panzerotti, piadine, trippa, caldarroste e zucchero filato. Manca però l’abitudine di consumare cibi di strada nella quotidianità. Questo genere di cibo piuttosto è associato a eventi particolari: feste patronali, sagre, eventi sportivi, notti brave dopo la discoteca.

In Europa la situazione è molto simile a quella italiana.

Invece in Sud America e Nord America, Asia, Africa, Medio Oriente , i cibi di strada sono una presenza costante e peculiare nel paesaggio urbano. In molti Paesi si tratta di un fenomeno culturalmente ricco, socialmente sfaccettato ed economicamente dinamico.

Il commercio di cibo di strada vede coinvolti a livello globale – tanto nei Paesi sviluppati quanto nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti – milioni di persone in veste di commercianti che ogni giorno, stando alle stime della FAO, servono due miliardi e mezzo di clienti, di ogni classe, genere ed età.

 

Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato
sul mondo del cibo.