PILZWIDERSTANDSFÄHIGE

Pilzwiderstandsfähige è una parola tedesca che si può tradurre con “resistenti ai funghi”. Non si tratta solo della Vitis vinifera ma di un’ibridazione con le viti di origine americana e asiatica. Risultato: i vitigni non hanno bisogno di trattamenti chimici in vigna. Per fare chiarezza, abbiamo intervistato Alessandro Sala, Presidente dell’Associazione Piwi Lombardia e titolare della Cantina Nove Lune (quasi anagramma di No Veleni), laureato in economia, commercialista, enologo e vignaiolo.

 

 

 

 

Come s’arriva all’oggi?

 

Da sempre appassionato di viticoltura e proprietario di terreni vitati, inizio a studiare il vino con i corsi AIS (l’Associazione Italiana Sommelier), sperimento in vigna e infine mi laureo in enologia. Girando l’Europa, conosco questi vini, i Piwi. Ci credo da subito; così circa dodici anni fa inizio i miei esperimenti.

 

 

Come sceglie i vitigni e conduce i test?

 

Piantandone varie tipologie, ogni anno, e provando a fare diverse microvinificazioni, sperimentazioni in piccolo del grande processo di produzione del vino.

 

 

Agli scettici cosa dice?

 

Innanzitutto tengo a precisare che i Piwi sono vitigni resistenti ottenuti da polline e pertanto non OGM. Le prove di ibridazione di questa varietà sono iniziate 150 anni fa, in epoca post-fillosserica, con l’intento di cercare un rimedio a un evento che stava decimando i vigneti europei. Quello che fanno i ricercatori in laboratorio incrociando le varietà di vite non è lontano da quello che fa la natura con il vento e il processo di impollinazione.

 

 

E rispetto al profilo gusto-olfattivo?

 

Partecipiamo a concorsi con degustazioni fatte alla cieca e i vini non presentano anomalie.

 

 

I suoi vini hanno ricevuto importanti riconoscimenti. Quando ha capito di avere per le mani un grande vino?

 

Dalle prime microvinificazioni; bastava guardare l’uva, sana e integra, per intuirlo.

 

 

Quale sarà il futuro dei Piwi?

 

Ci sarà un’integrazione delle varietà Piwi nel panorama vitivinicolo mondiale, non una sostituzione delle varietà storiche. I Piwi sono vitigni internazionali, coltivabili in tutto il mondo e che permettono una conduzione altamente sostenibile. Arriveranno a interessare le aziende di grandi dimensioni, che comprenderanno l’alto valore aggiunto in termini di sostenibilità e di risparmio in trattamenti.

 

 

Occorrerà applicare delle regole per proteggere i piccoli produttori?

 

Piwi Lombardia ha adottato un disciplinare molto stringente che tuteli la qualità e stiamo lavorando con Piwi International per cercare di estenderlo al resto del mondo.

 

Elisa Alciati                                               

elisa.alciati@libero.it

 

 

 

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