PASSITO DI PANTELLERIA

Una bevanda che si produce da oltre duemila anni nel cuore del Mediterraneo. Una descrizione dettagliata della sua lavorazione è già presente nel 200 a.C.: è il generale cartaginese Magone che racconta il metodo di produzione del Passito, ottenuto da un solo tipo di uva Zibibbo. L’uva matura veniva essiccata al sole, ricoperta di mosto; pigiata dopo sei giorni, fermentava in vasi di creta per circa un mese. Potremmo dire che siamo di fronte al “vino degli dei” se è vera la leggenda che la dea cartaginese Tanit fece bere ad Apollo, per sedurlo, il mosto delle vigne di Pantelleria. E Giacomo Casanova nel ‘700 era solito offrirlo alle sue numerose conquiste.

 

 

 

 

La notorietà del Passito di Pantelleria è indiscussa, tant’è che già nel 1900 fu premiato all’Esposizione di Parigi e nel 1936 fu inserito tra i vini tipici italiani per l’aroma delicato e il sapore dolce e generoso. Nel 1971 ha ottenuto la denominazione di origine controllata (Doc), di cui si possono fregiare esclusivamente le produzioni dei vitigni sui pendii dell’isola di Pantelleria, in provincia di Trapani, presso cui, nel rispetto del disciplinare, devono essere svolte le operazioni di vinificazione e appassimento delle uve.

 

Nel 2014 l’Unesco, in considerazione dell’alto valore storico e culturale, ha annoverato tra i beni immateriali dell’umanità la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria. Nel corso dei secoli, l’opera dell’uomo ha creato nell’isola alcuni dei panorami agricoli più suggestivi al mondo e un primato d’eccellenza viticola, studiata e ammirata ovunque.

 

La produzione del Passito di Pantelleria è tutt’altro che semplice; si parla infatti di “viticoltura eroica”, in quanto nei vigneti terrazzati dell’isola non è possibile l’utilizzo di macchinari e l’unica forza è quella delle braccia del contadino pantesco, la cui dedizione deve essere tutelata con ogni mezzo da pratiche fraudolente che rischierebbero di mettere in ginocchio l’intera economia dell’isola.

 

L’interesse delle agromafie per un prodotto così apprezzato in tutto il mondo è elevato: a giudicare dal consistente numero di bottiglie esistenti di presunto Passito di Pantelleria, si va dal furto di tonnellate di uva passa, destinata a produrre Passito chissà dove e a prezzi bassissimi, all’aggiunta di sostanze pericolose durante la vinificazione, come hanno dimostrato diverse recenti indagini delle Forze dell’ordine.

 

Quindi occhio alle contraffazioni! Quello autentico si riconosce dal tipico colore giallo ambrato e dal sapore dolce con fragranze di moscato.

 

Daniela Mainini

info@anticontraffazione.org

www.centrostudigrandemilano.org

 

 

 

Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato
sul mondo del cibo.