“Acqua senza bottiglia, birra senza lattina, pasta senza pacco, latte senza cartone, burro senza carta. E dentifricio senza tubetto, crema senza vasetto, detersivo senza fustino, alcool senza flacone, medicine senza blister. Fare una spesa così è una missione impossibile, un po’ come vivere interamente a impatto zero”. Inizia così l’articolo di Rebecca Manacorda per consumatori.it, dedicato al packaging. Ecco in sintesi che cosa spiega.
Perché il packaging
Senza packaging nessun alimento potrebbe essere trasportato (e quindi nessun prodotto potrebbe viaggiare via nave, treno, tir o aereo), motivo per cui potremmo dire che senza imballaggio non esisterebbero i prodotti industriali, con il packaging, che quindi svolge anche una funzione ambientale, è possibile conservare per tempi lunghi diversi generi alimentari: non ci fosse, la pasta fresca andrebbe a male dopo due o tre giorni, i salumi si ossiderebbero nel giro di qualche ora, il caffè si conserverebbe un mese al massimo. “Da quando l’uomo ha cominciato a considerare gli alimenti non solo come la fonte primaria di sostentamento, ma anche come una possibile fonte di guadagno, intendendo quindi lo scambio commerciale come opportunità, ha dovuto trovare un contenitore adeguato con l’obiettivo di mettere a punto sistemi sempre più efficaci in grado di contenere gli alimenti, proteggerli dalle aggressioni esterne, conservarli nel tempo e nello spazio, spostarli dal luogo di produzione a quello di vendita e consumo e assicurare che un bene arrivi nelle mani del suo utilizzatore finale in buone condizioni, che generi meno rifiuti e sprechi possibili. Questo è il primo proposito del buon pack”.
Il valore del packaging
In quanto elemento fondamentale per la conservazione dei prodotti, il packaging contribuisce significativamente alla riduzione dello spreco. Come scrive la Fao “pressoché ad ogni stadio della catena alimentare, lo spreco può essere ridotto utilizzando un packaging appropriato”. Tra le cause della perdita di cibo nei Paesi in via di sviluppo non sono trascurabili la mancanza di un “impacchettamento” adeguato e carenze nella catena del confezionamento.
“L’industria del packaging globale può contribuire inoltre a garantire la sicurezza alimentare e a migliorare il commercio mondiale di generi alimentari, che è la chiave per lo sviluppo di molte economie. Nei Paesi in via di sviluppo, pesce, carne, frutta e verdura vengono ancora trasportati nella carta dei giornali. Il pack è, quindi, fondamentale nelle filiere agricole e alimentari, soprattutto laddove la percentuale di perdite alimentari è superiore al 60%.
Non è un caso che l’Istituto Italiano Imballaggio abbia definito il packaging come lo strumento che rende disponibile un prodotto nello spazio e nel tempo, svolgendo le funzioni di contenerlo, proteggerlo, conservarlo (e/o preservarlo) e presentarlo, ma è anche l’attività di integrare temporaneamente una o più funzioni esterne al prodotto per renderlo fruibile nelle modalità desiderate dall’utilizzatore.”
Il packaging contro sprechi e perdite alimentari
“Nel 2011 la FAO ha realizzato lo studio “Global food losses and food waste” con l’intento di quantificare la perdita globale di cibo nel mondo ed è emerso che le perdite di alimenti sono presenti in tutti i Paesi. Si manifestano nella fase che intercorre tra la produzione e la distribuzione soprattutto laddove c’è una mancanza di tecnologie per la trasformazione, la conservazione dei cibi e le tecnologie di packaging.
Nei Paesi come il nostro, invece, lo studio stima che le perdite nella fase che intercorre tra la produzione e la distribuzione sono minori grazie all’utilizzo di packaging in grado di conservare e trasportare adeguatamente il prodotto.”
Nei Paesi occidentali c’è ancora margine, invece, per investire in tecnologie che aumentino la capacità dell’imballaggio di estendere la shelf life – la vita sullo scaffale – del prodotto. Diversamente da ciò che avviene nei Paesi in via di sviluppo, nei Paesi come il nostro le perdite maggiori avvengono nella fase del consumo: in Italia, circa il 50% dello spreco generato nell’intera filiera agroalimentare avviene tra le mura domestiche.
Verso un packaging sempre più performante
“La vita di un prodotto alimentare è strettamente correlata alla sua deperibilità in un determinato ambiente, poiché gli agenti esterni incidono sulle caratteristiche organolettiche che rendono fruibile un prodotto alimentare. Il packaging, assieme ad altre tecnologie, permette in genere di contrastare l’effetto degli agenti ambientali (gas, luce, vapore ecc..) e, in alcuni casi, crea un micro ambiente a contatto col prodotto”.
Per questo esistono già da un po’, ma la ricerca non si ferma, i cosiddetti packaging attivi, imballaggi che scambiano sostanze con l’alimento e che permettono in genere di garantire un ulteriore allungamento della vita del prodotto. O, più semplicemente, i “packaging intelligenti“, confezionamenti che permettono, anche solo attraverso uno smartphone, di monitorare le condizioni del prodotto.
L’obiettivo resta quello di realizzare imballaggi sempre più performanti, costituiti da quantità sempre minori di materiale, riutilizzabili o riciclabili quando possibile, bruciabili con recupero dell’energia utilizzata per produrli o destinati a diventare compost.