MICROALGHE: IL CIBO DEL FUTURO?

La popolazione mondiale cresce insieme alla necessità di aumentare le superfici coltivate a scapito degli ambienti naturali. La FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations, ndr) si interroga sulle possibili soluzioni e guarda con interesse alle alghe che possono essere coltivate all’aperto, in ambienti come i deserti costieri delle Americhe, dell’Africa e dell’Australia, o in contenitori sigillati, i fotobioreattori, raggruppati a migliaia in verticale nel mare. Quindi nutrirsi di alghe non è solo fenomeno di tendenza in Occidente, ma anche una necessità a livello globale.

 

 

alghe

 

Rispondono alle nostre curiosità il Prof. Vincenzo Fogliano, Direttore del Dipartimento di Food Quality  & Design dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, esperto di Novel Food, e  Mario Tredici, Professore dell’Università degli Studi di Firenze e Vice Presidente EABA (European Algae Biomass Association).

 

Mangiare alghe, ma quali?

 

Innanzitutto distinguiamo tra macro e micro alghe. Le macroalghe sono quelle che vediamo abitualmente in mare e alcune di esse si possono mangiare per esempio nel sushi. Dal punto di vista nutrizionale sono assimilabili agli spinaci o all’insalata. Le microalghe, invece, sono ricche di proteine e in un futuro non lontano potranno diventare parte integrante della nostra alimentazione come sostituti della carne e in generale delle proteine animali. Attualmente sono utilizzate come integratori in pillole, barrette e polveri. Spirulina e Clorella sono le due specie ammesse dalla Ue all’uso alimentare: la Spirulina è utilizzata nella pasta secca e nel gelato artigianale Spirulì® (di color azzurro, 100% naturale). È curioso, ma già gli Aztechi e le popolazioni del lago Ciad in Africa Centrale raccoglievano le “fioriture” della Spirulina come integratore alimentare.

 

Di norma, come vengono coltivate le microalghe?

 

Si coltivano in vasche aperte o in reattori chiusi (fotobioreattori). Nelle prime, di dimensioni variabili da pochi metri quadrati fino a mezzo ettaro, la coltura è tenuta “in agitazione” mediante una ruota a pale. Le vasche possono essere collocate sotto serra o, come in genere accade per quelle commerciali di grandi dimensioni, anche all’aperto, lontane da industrie o centri abitati per evitare l’inquinamento. I fotobioreattori, invece, limitano molto la contaminazione, ma sono soggetti a surriscaldamento e sono più costosi delle vasche. Anche in Italia la coltura delle alghe è in rapida espansione sia in vasca che in fotobioreattori.

 

Aumentare il consumo di microalghe è compatibile con l’ambiente?

 

Certamente. La sostenibilità è uno dei maggiori vantaggi di questa coltura. Si possono produrre microalghe su acqua di mare o acque salmastre non utilizzabili in agricoltura o per usi civili. Le colture algali non richiedono suolo fertile e non hanno bisogno di pesticidi, ma per ora i dati disponibili sono relativi solo a impianti-pilota e non su larga scala. Sfugge al consumatore che ci sono milioni di varietà di microalghe, alcune delle quali tossiche al punto da contaminare quelle coltivate, rendendole non idonee al consumo animale e umano. Questa coltura richiede quindi opportuni accorgimenti per evitare l’alterazione del prodotto finale e garantire la sicurezza del consumatore.

 

Le microalghe sono anche fonte di energia?

 

Non oggi, forse lo saranno domani, tra 15-20 anni. Sono state già messe a punto le tecniche per ottenere biodiesel e bioetanolo da biomasse algali. Purtroppo il bilancio energetico è negativo (si consuma più energia nel processo di quanta se ne ritrovi nella biomassa prodotta) e il bilancio economico, anche nei casi migliori (costo della biomassa algale di 3000-4000 €/ton) non è favorevole. Non si vede al momento una soluzione praticabile nonostante le centinaia di milioni investiti nel settore (specie negli USA e in Europa), ma i progressi nella ricerca sono continui.

Alimento e possibile fonte di energia, con le alghe il futuro è già qui, considerato che l’alga Spirulina è stata una delle prime specie a popolare la Terra e a nutrire intere popolazioni fin dall’epoca precolombiana e che oggi si ripresenta come Novel Food o Super Alimento per il nostro secolo.

 

 

E qualche informazione in più…

Novel Food

 

Con questa espressione si indicano alimenti innovativi che derivano da nuove materie prime oppure ottenuti con nuovi processi di trasformazione (alghe, insetti…).

 

Algocoltura, dove?

 

In Italia, le maggiori aziende di algocoltura sono Archimede Ricerche Srl, in provincia di Imperia, già membro di AEBA, e la Società Agricola Serenissima, in provincia di Padova. Molte altre belle realtà stanno nascendo un po’ dovunque stimolate dall’interesse del consumatore per questa fonte alternativa di proteine, vitamine e minerali, utili nell’alimentazione umana e animale, nonché nel settore cosmetico.

 

Marina Villa
Marina.villa@cibiexpo.it

 

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