Ce ne sono di tutti i tipi. Pare proprio che queste protezoni stiano trasformandosi da dispositivi di sicurezza a veri e propri accessori moda. Ma siamo sicuri che siano tutte idonee all’uso? Una cosa è certa: la mascherina è destinata a diventare fedele compagna di viaggio, nella speranza di poter iniziare presto il viaggio… Trovandoci su CiBi, iniziamo col dire che nei ristoranti è bene averla sempre con sé utilizzando un accessorio usa e getta per contenerla – come i luoghi più chic forniscono – non dimenticandoci di indossarla quando ci si reca nella toilette.
Quanto alla scelta, iniziamo col dire che si dividono in tre macrogruppi: mascherine chirurgiche, FFP1, FFP2 e FFP3 e mascherine di comunità. Le prime sono classificate come dispositivo medico e devono soddisfare i requisiti tecnici imposti dalla norma nazionale e comunitaria UNI EN 14683 del 2019 in vigore nel nostro Paese; devono possedere caratteristiche di resistenza agli schizzi di liquidi, traspirabilità, capacità di filtrazione batterica e pulizia da microbi. A loro volta si distinguono in tipo I, II e IIR a più elevato livello di protezione.
La seconda tipologia rientra tra i dispositivi di salvaguardia individuale; difendono in special modo da sostanze sotto forma di aerosol e devono essere fabbricate in questo caso secondo la norma tecnica UNI EN 149:2009. La distinzione in FFP1, FFP2 e FFP3 avviene a seconda della capacità di filtrazione delle particelle presenti nell’aria, che nelle FFP3 arriva al 99%.
Infine, le mascherine di comunità non sono soggette a specifiche certificazioni, ma non possiedono particolari caratteristiche di sicurezza. Durante la scelta, è essenziale verificare la presenza sulla confezione della marcatura CE, che per le prime due categorie è obbligatoria e attesta, se veritiera, i requisiti di sicurezza.
In particolare, mentre per i dispositivi medici la marcatura può esser apposta autonomamente dal produttore sotto la propria responsabilità, per quelli di protezione individuale la rispondenza ai requisiti della relativa norma tecnica deve essere obbligatoriamente certificata da un organismo notificato (ovvero laboratori autorizzati dagli Stati dell’UE e designati alla certificazione della marcatura CE).
In questo settore non mancano i pericoli legati a frodi in commercio e alla sicurezza dei prodotti, e troppe sono le zone grigie di pubblicità ingannevoli e di laboratori compiacenti. Naso e bocca ben coperti dunque, ma occhi sempre ben aperti.
Daniela Mainini