Incontro Mariasole Bianco in un bar e subito mi colpisce il suo sorriso luminoso. Classe 1985, biologa marina e divulgatrice, Mariasole ha un curriculum di tutto rispetto: laurea in Gestione e conservazione dell’ambiente marino a Genova; master in Gestione delle aree protette in Australia; DonnaAmbiente 2019 e vincitrice di molti altri riconoscimenti e premi; organizzatrice e relatrice in numerosi convegni internazionali, anche in collaborazione con le Nazioni Unite; autrice del libro “Pianeta Oceano” (Rizzoli, 2020).
È ospite fissa della trasmissione “Kilimangiaro” dove svela curiosità sugli oceani e insegna a conoscere i seatizen, i cittadini del mare (termine usato nel suo libro). È una donna concreta, appassionata e fortemente focalizzata sull’obiettivo: contribuire alla salvaguardia dell’oceano. Uno dei suoi maggiori successi è la fondazione (nel 2013) della Onlus “Worldrise”, che presiede: l’azione per la salvaguardia dell’ambiente marino si sviluppa attraverso progetti creativi che promuovono il cambiamento individuale e la riconnessione alla natura. Uno di questi è “SEAstainable SEAfood Guide”, realizzato in collaborazione con Cookin’Med (progetto dello chef bi-stellato Pino Cuttaia, ora rinominato “nnumari”, nel mare in dialetto siciliano).
Raccontami di cosa si occupa SEAstainable SEAfood Guide.
È un progetto nato con l’intento di diffondere consapevolezza sulle specialità ittiche e la loro stagionalità e sulla ri-valorizzazione del cosiddetto pesce “povero”. Oggi infatti anche l’alimentazione è soggetta ai trend: così come i pantaloni a zampa sono passati di moda, sembrano aver fatto il loro tempo anche pesci come la mostella, la lampuga o la mormora, mentre salmone, tonno, pesce spada e gamberi sono ormai molto fashion, basti pensare ai menu dei ristoranti All You Can Eat!
Ciò però causa una sovrapesca di queste specie, alimenta l’illegalità e avvantaggia le multinazionali, creando enormi difficoltà alla piccola pesca locale. In più, l’utilizzo di sole 5 o 6 specie ittiche è una grande perdita per la nostra cucina tradizionale che ha sempre valorizzato il pescato locale, ingrediente principe in numerosissimi piatti popolari italiani.
Cos’hai ideato con lo chef Cuttaia?
Insieme a Pino e ad altri 5 chef stellati, abbiamo creato 12 ricette, una per ogni mese, utilizzando come ingrediente principale una specialità ittica considerata “povera”. Il mese corrisponde al periodo migliore per acquistare e mangiare quel determinato pesce. Le ricette sono tutte disponibili sul nostro sito (worldrise.org/seastainable-seafood-guide/). Pesce stellato, altro che povero! Nel mar Mediterraneo circa il 90% delle specie ittiche è sovrasfruttato. È giunto quindi il momento di tornare a un consumo più consapevole e sostenibile, con particolare attenzione all’acquisto di specie locali, stagionali e – appunto – “povere”.
Nel tuo libro racconti un tragico spaccato sui risvolti sociali della pesca industriale: la schiavitù.
Oggi purtroppo molte operazioni di pesca industriale su larga scala si svolgono ignorando le leggi internazionali e i diritti umani. Soprattutto in Thailandia, terzo maggiore esportatore mondiale di pesce, molte persone vengono rapite e costrette a lavorare per mesi su grandi pescherecci, senza tutele, senza salario e in condizioni di vita precarie. Ribellarsi non è una buona idea: quasi il 60% degli ex-schiavi ha riferito di essere stato testimone dell’omicidio di un collega.
Certo, la maggior parte delle multinazionali lavora nel rispetto delle leggi, ma è comunque bene riflettere sul fatto che un’eccessiva domanda da parte del mercato e il mancato rispetto delle regole di pesca sostenibile possono portare a gravi “cortocircuiti”. È importante conoscere queste storie per diffondere una cultura alimentare consapevole.
Ognuno può quindi fare la propria parte?
Sicuramente! Quando crediamo che le nostre azioni siano irrilevanti per fare la differenza tendiamo a desistere. Invece ognuno di noi ha un potenziale enorme ed è in grado di essere agente di cambiamento. Il successo dei progetti può avere un effetto a catena, diffondendo esempi positivi e favorendo comportamenti quotidiani più sostenibili. Nell’appendice del mio libro elenco 6 soluzioni semplici per aiutare a salvare l’oceano. Sapevi ad esempio che alcune confezioni di scrub esfoliante per il corpo o un tubetto di dentifricio con “microgranuli”, contengono milioni di microplastiche che finiscono dal lavandino dritte in mare?
Caspita, non lo sapevo! Raccontami qualche altra curiosità “marina”!
I denti della piccola patella, fatti del biomateriale più forte esistente in natura, potrebbero forare un giubbotto antiproiettile! Una grande balena invece assorbe nella sua vita in media 33 tonnellate di CO2, mentre un albero ne immagazzina annualmente meno di 22 chili! La posidonia non è un’alga ma una pianta a tutti gli effetti. E i coralli si riproducono rilasciando in mare una magica “neve” rosa! Conoscere il mare è il primo passo per amarlo e di conseguenza proteggerlo! Dobbiamo agire tutti insieme! Worldrise!
Margherita La Francesca
margherita.lafrancesca@cibiexpo.it