Una gemma azzurra di circa 3 milioni di km2 incastonata tra tre continenti: Europa, Asia e Africa. Così appare il Mediterraneo visto dallo spazio.
È un mare relativamente piccolo, ma dotato di straordinaria bellezza. Basta immergersi a pochi metri oltre il litorale per imbattersi in un ambiente marino unico, caratterizzato da un’elevata varietà di habitat, frutto di una serie di equilibri, relazioni e interazioni ecologiche instauratesi nel corso di circa 5 milioni di anni.
È proprio grazie a questa eterogeneità naturalistica che il Mar Mediterraneo vanta la presenza di oltre 17.000 specie animali e vegetali, aggiudicandosi di diritto il titolo di uno dei maggiori punti caldi di biodiversità del pianeta; dove per biodiversità si intende la varietà di organismi viventi che popolano una determinata area.
Il Mare nostrum è casa, ad esempio, per gli organismi unicellulari del plancton, dei molluschi del benthos (categoria degli organismi che vivono a contatto con il fondo, ndr), dei delfini del necton (gruppo dei nuotatori attivi, ndr), che compiono in questo ambiente il loro completo ciclo vitale: nascono, si riproducono e muoiono.
Poiché in natura tutto è strettamente correlato, è importante sottolineare come la biomassa marina e l’insieme dei meccanismi chimici e fisici da essi innescati, producano una serie di benefici essenziali, come concetto generale, su tutto il pianeta.
Purtroppo, alcune attività antropiche quali l’overfishing (la pesca eccessiva) e il conseguente sovrasfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento, il traffico marittimo, ma anche il surriscaldamento globale, incidono negativamente sulla rete di equilibri degli ecosistemi, mettendo tutto a duro rischio.
La biodiversità è in pericolo.
Specie aliene
Le ultime ricerche scientifiche hanno evidenziato che la sopravvivenza delle specie endemiche o autoctone, presenti cioè esclusivamente nel bacino del Mediterraneo, quali la Pinna nobilis, il Corallo rosso, la Posidonia oceanica, è sempre più minacciata dalla presenza di specie aliene o alloctone.
I nuovi abitanti del nostro mare sono circa un centinaio e la loro introduzione ha provocato, a causa di processi di competizione e predazione, una riduzione delle specie autoctone di circa il 40%.
In linea generale, le specie ospiti, solitamente di natura invasiva, sono geneticamente più forti delle specie ospitanti. Di qui nasce la necessità di monitorarle, in modo da tenere quanto più possibile sotto controllo il fenomeno di invasione e salvaguardare, di conseguenza, la diversità biologica dell’ambiente marino e terrestre.
In base a recenti studi, ad esempio, si è potuto osservare come il tasso di arrivo e di insediamento delle nuove specie sia esponenzialmente aumentato nel corso degli ultimi decenni. Ciò è dovuto, essenzialmente, ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale che hanno provocato un repentino aumento delle temperature delle acque del Mar Mediterraneo, + 20% rispetto alla media globale.
Questa condizione ha inevitabilmente innescato una serie di fattori biotici e abiotici e di dinamiche spazio-temporali, che ha comportato una modifica dell’ambiente originario.
Quanto detto è traducibile in un unico, semplice concetto: Il Mare nostrum è più tropicale che mai!
A onor del vero, bisogna sottolineare il fatto che il processo di tropicalizzazione non è solo dovuto al cambiamento climatico, ma anche a un flusso migratorio involontario causato, ad esempio, dalle acque di sentina (la parte bassa dello scafo in cui si raccolgono infiltrazioni d’acqua) delle navi.
Il flusso migratorio si è sviluppato, nel corso degli ultimi anni, prevalentemente da due aree del pianeta: dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez e dalle coste africane dell’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra.
Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e l’Istituto per le risorse biologiche e le Biotecnologie marine, IRBIM, del CNR, sono 4 le specie aliene di origine tropicale particolarmente pericolose per l’ecosistema e per la salute dell’uomo. Il pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus), il pesce scorpione (Pterois miles), il pesce coniglio scuro (Siganus Iuridus) e il pesce coniglio striato (Siganus rivulatus) sono le specie facenti parte della campagna di segnalazione “Attenti a quei 4”.
Il granchio blu (Callinectes sapidus) è una specie aliena del Mar Mediterraneo originario delle coste Atlantiche americane. Si tratta di un vorace predatore, la cui presenza, lungo le nostre coste, è in costante e netto aumento grazie anche al suo elevato tasso di riproduzione.
Questa specie rappresenta una minaccia concreta alla biodiversità del nostro mare.
Contrastare la sua proliferazione è fondamentale, e l’unico modo per far ciò sembrerebbe essere basato sulla pesca e il suo consumo alimentare. Una semplice strategia per trasformare questa minaccia in opportunità economica e tutelare la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi.
Una gemma azzurra di circa 3 milioni di km2, complessa, in continua evoluzione, tesoro di varietà ecologica e biologica. Così è il Mar Mediterraneo.
Una ricchezza infinita che abbiamo il dovere di tutelare.
Marina Greco