MACERATINO

Andiamo nel capoluogo delle Marche, Macerata, per raccontare il vitigno che proprio da qui prende il nome.

Maceratino ma anche Montecchiese, Bianchetta Montecchiese, Matelicano, Uva Stretta, Montecchiana Bianca, Verdicchio Marino, Greco Maceratese, Greco delle Marche. Basta spostarsi dal comune di Macerata per trovare nomi diversi ma che identificano tutti, di fatto, il Maceratino.

 

 

 

Si tratta di un vitigno a bacca bianca iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Uva dal 1970. Ma non fatevi ingannare, perché si tratta di un vitigno di origine greca la cui coltivazione è veramente antica; esistono infatti le testimonianze di alcuni bollettini Ampelografici (l’ampelografia è la disciplina che studia, identifica e classifica le varietà dei vitigni) che parlano di quest’uva già a partire dal 1800.

Antico, dunque, ma davvero poco diffuso, complice la sua scarsa adattabilità a territori diversi da quelli di origine che comprendono la provincia di Macerata e che si caratterizzano per essere non particolarmente fertili, con temperature calde ma ventilate soprattutto lungo la costa adriatica. E sia in queste campagne che al di fuori è conosciuto con il nome di Ribona.

Facciamo qualche domanda ad Andrea Saputi, responsabile commerciale dell’omonima Cantine Saputi, un’azienda che affonda le radici proprio in questo vitigno.

 

Come prima cosa cerchiamo di fare chiarezza: Maceratino o Ribona?

Nel 1975 viene approvato il disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata Colli Maceratesi Bianco che prevede la presenza di Maceratino al 70% minimo. Dal 2000 abbiamo invece la DOC Colli Maceratesi Ribona che prevede la presenza di Maceratino al 85% minimo. Da qui possiamo dire che inizia questa sorta di scambio tra il nome del vitigno Maceratino e il suo vino Ribona. Quest’ultimo è oggi decisamente più conosciuto del primo.

Nome che, comunque, non è casuale; deriva infatti dalla tradizione che voleva questo vino particolarmente gradito o meglio “due volte buono”, da cui Ri-Bona.

 

Di quanta estensione parliamo?

Parliamo di 100 ettari di Maceratino in tutta Italia, che si trovano però all’interno di una zona di produzione molto limitata, ovvero quella di produzione dei Colli Maceratesi DOC Ribona che si estende per circa 240 ettari nella provincia di Macerata.

 

Quanto è conosciuto il Maceratino e quanto il Ribona?

Sicuramente è più conosciuto il Ribona del Maceratino, anche se, nella sostanza, abbiamo visto che entrambi identificano la stessa cosa: il vino proveniente da uve Maceratino. Ma, se vogliamo parlare di quanto sia realmente conosciuto, la risposta è: poco. Non solo per quanto riguarda l’ambito nazionale o addirittura internazionale, ma anche il nostro; penso a quello regionale o al più piccolo territorio provinciale. Basti dire che il 60/70% della produzione viene venduto a livello locale. Del resto, la stessa cosa vale per la conoscenza del vitigno, che cala già uscendo dalla provincia di Macerata.

In questo senso abbiamo da recuperare almeno 2 decenni di gap, anni in cui si è parlato troppo poco di questo vino e di questo vitigno.

Nel tentativo di dare impulso al necessario recupero del tempo perduto, attualmente, con un gruppo di altre 8 cantine (Azienda Agricola Boccadigabbia, Conti Degli Azzoni, Fattoria Forano, Fontezoppa, Andrea Giorgetti, Il Pollenza, San Michele Arcangelo e Sant’Isidoro) abbiamo creato il sito Ribona.it, frutto di 2 anni di intenso lavoro e della volontà di far parlare di questo prodotto.

 

Maceratino o il più famoso Verdicchio?

Nelle Marche, il vitigno, se vogliamo così definirlo, più importante e diffuso – ma in qualche modo anche fortemente identitario – è certamente il Verdicchio. Come spesso accade, il cugino famoso oscura quello meno conosciuto; così è accaduto per il Ribona. Ma non per questo va sottovalutato. Ha ottime caratteristiche di freschezza e mineralità. In gioventù risulta un po’ più sgraziato, ricco di acidità e con profumi agrumati, quasi acerbi. Un vino semplice e beverino che si presta bene per esempio alla spumantizzazione con Metodo Charmat che restituisce un vino fresco e vivace; anche gli esperimenti di invecchiamento hanno dato ottimi risultati. L’affinamento infatti leviga gli aspetti più grossolani, smorza l’acidità ed evolve i profumi in polpa gialla, e così si presta benissimo alla spumantizzazione con Metodo Classico (per esempio, ora stiamo commercializzando l’annata 2016 con 44 mesi sui lieviti).

Visti i risultati, tra il 2020 e il 2021 come produttori abbiamo chiesto la modifica del disciplinare per inserire la versione “Riserva”. Purtroppo, la richiesta è ancora ferma al tavolo del Ministero ma le cantine sono già pronte a portarla sul mercato.

Risultati e iniziative che iniziano a sommarsi. Le cose si muovono e le cantine danno oggi maggior attenzione a vini come il Ribona; un segnale su tutti è che anche gli abbinamenti iniziano a strizzare l’occhio alle cucine di alto livello.

Elisa Alciati

elisa.alciati@cibiexpo.it

 

 

 

 

 

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