Ma perché nascono e perché sono spesso una buona soluzione?
Le Cantine Sociali nascono con l’idea di unire piccoli viticultori e sfruttare l’economia di scala, cioè di permettere anche a chi non ha risorse importanti di accedere ad attrezzature di vinificazione e a canali di pubblicizzazione e commercializzazione. E inoltre di avere la consulenza di enologi e agronomi. Ma non solo, dal punto di vista etico questa forma di impresa permette la giusta remunerazione del lavoro, potendo acquisire anche finanziamenti specifici della Comunità europea e delle Regioni.
La Cantina Sociale si costituisce come cooperativa, ognuna con il proprio statuto i cui soci devono rispettare; nella maggior parte dei casi il conferimento delle uve è totale, cioè ogni viticultore dovrebbe portare la totalità delle uve prodotte per evitare che possa trattenere le uve migliori, dando alle cooperative quelle di minor qualità.
Quantità e qualità
La quantità di vino prodotta dalle cooperative è importante: in Francia dal 1975 più della metà del vino è prodotto da cooperative, in Germania due viticultori su tre appartengono a una cooperativa locale e in Italia la produzione delle Cantine Sociali rappresenta oltre il 60% della produzione dell’intero Paese.
La percezione qualitativa delle Cantine Sociali è spesso errata: vengono percepite di bassa-media qualità, purtroppo un luogo comune difficile da estirpare. Vero è che nel territorio italiano ci sono esempi contrastanti e molto sorprendenti. Non tutti sanno che il più famoso produttore di vino in tetrapack è una cooperativa agricola. Sicuramente non è una bandiera della qualità, ma comunque ha la sua funzione sociale. Di certo non possiamo dimenticare le moltissime Cantine Sociali e cooperative di eccellenza. Alcuni esempi virtuosi sono: la Cantina Sociale dei Produttori del Barbaresco in Piemonte, la Cantina Sociale Valle Isarco e la Cantina Tramin (fondata nel 1898 da Christian Schrott, parroco di Termeno) in Alto Adige, la Cantina Produttori Cormòns in Friuli. Di esempi di grande qualità potremmo farne moltissimi, con un elenco che corre lungo tutto il territorio italiano. L’importante è non farsi condizionare dalla forma societaria di chi produce, che sia un’azienda tradizionale, un piccolo vignaiolo o viticultori uniti in cooperative e Cantine Sociali. Conta la passione applicata alla produzione del vino, dal vigneto alla cantina, e di conseguenza alla qualità che ne deriva.
Marco Schiavello
Sarti del Gusto