Biotecnologie e organismi geneticamente modificati. Che cosa s’intende? Ecco un breve riassunto. Con biotecnologia, o tecnologia biologica, si intende “ ogni applicazione tecnologica che si serva di sistemi biologici, organismi viventi o derivati di questi, per produrre o modificare prodotti o processi per un fine specifico”. (The Convention on Biological Diversity – Article 2. Use of Terms – United Nations. 1992. Retrieved on February 6, 2008).
Con specifico riferimento al settore agroalimentare, il termine biotecnologie indica quel complesso di strumenti di indagine e tecniche basate sulla biologia molecolare, cioè sullo studio e la comprensione dei meccanismo vitali a livello molecolare, che ha tra le finalità l’induzione artificiale “di cambiamenti nella struttura e nella funzione di un organismo vivente o di un processo biologico per un fine di utilità concreta” come il trasferimento di caratteristiche che il miglioramento convenzionale non riesce ad ottenere o il raffinamento e la maggiore sicurezza dei processi produttivi in campo.
Le tecnologie di indagine consentono di individuare tutti i geni presenti nelle cellule e descriverne le funzioni (disponiamo di mappe dettagliate di molte piante coltivate, tra cui la vite, il riso, la fragola, il pesco, per citare solo quelle dove i gruppi di ricerca italiani hanno dato un contributo decisivo), e di introdurre quindi, dove ritenuto necessario, un miglioramento genetico: in questo caso si parla di modificazione genetica.
Oggi si dispone di metodi analitici estremamente precisi e veloci per individuare in una matrice alimentare la presenza di contaminanti microbici o di altra origine, l’origine di un cibo e la qualità degli ingredienti utilizzati, o ottenere la diagnostica delle malattie delle piante e degli animali in allevamento.
Perché si usano
Le biotecnologie sono applicate tanto all’agricoltura, quanto all’allevamento e all’industria alimentare per:
-aumentare e stabilizzare la produttività e le rese agricole, anche in contesti parzialmente inadatti;
-migliorare la resistenza delle piante ai parassiti, alle malattie e a fenomeni di stress climatico quali la siccità e il freddo;
-migliorare le caratteristiche nutrizionali degli alimenti (salubrità dei frutti, diminuzione della tossicità alimentare e del potere allergenico, aumento delle componenti nutritive, quali ad esempio le vitamine).
Progetti
Un intervento biotecnologico può essere perciò, “di processo” o “di prodotto”.
Un intervento di processo rende le pratiche di coltivazione convenzionale più efficienti. Queste possono essere:
•complementari (ad esempio, modificare il DNA di una pianta per renderla tollerante a un diserbante)
•di sostituzione (quando le modifiche mirano a ottenere una resistenza a insetti parassiti, a virus o a funghi e batteri nemici di quella specie vegetale),
•di carattere agronomico, al fine di ottenere la massima produzione dall’agricoltura e all’utilizzo dei prodotti agricoli.
In ambito agronomico, le biotecnologie mirano a raggiungere diversi risultati: la variazione della biologia riproduttiva del vegetale, il controllo della forma della pianta o la sua velocità di sviluppo, stimolazione della produzione di frutti senza semi, influenza sul colore dei fiori o sulla resistenza della pianta a stress ambientali.
I benefici che derivano dall’impiego delle biotecnologie sono molteplici: un incremento della produttività di una coltivazione (dal 5 al 15-20% per ettaro), un risparmio economico (con una riduzione degli interventi sul campo, che determina un risparmio sul costo del lavoro e dell’energia fino al 40%), la possibilità di adottare tecniche di lavorazione del terreno che lo preservino dall’erosione. Permettono inoltre di eseguire più semine nella stessa stagione (e, quindi, di ottenere più raccolti, nel caso di piante che crescono velocemente) e di coltivare in zone considerate inadatte (stress ambientale, terre poco fertili, semi-aride, vicinanza di acque salmastre, e così via).
Quando l’innovazione biotecnologica riguarda il prodotto, gli ambiti di applicazione sono due: la qualità del prodotto (modificazione della maturazione dei frutti, composizione degli oli vegetali, incremento o diminuzione della percentuale di amidi o altri polisaccaridi), oppure le caratteristiche nutrizionali dell’alimento (salubrità dei frutti, diminuzione della tossicità alimentare e del potere allergenico, aumento delle componenti nutritive quali ad esempio le vitamine o gli aminoacidi, e altre peculiarità come la predisposizione a una frittura più rapida e con minore assorbimento di olio). Le piante si prestano infine a essere utilizzate, sempre grazie ai meccanismi di trasformazione genetica, come sistemi biologici di produzione – in pratica “biofabbriche” – per principi attivi ed altri composti destinati alla cura della salute, con rendimenti e facilità di estrazione rilevanti.
Le biotecnologie possono dare un contributo nel recupero di decine di varietà vegetali a rischio di estinzione nel nostro Paese: si tratta di prodotti dell’eccellenza italiana (alcuni molto famosi, come il pomodoro San Marzano) che corrono il rischio di scomparire perché sono gravemente minacciati da talune patologie per le quali non esistono rimedi efficaci.
Nel campo dell’industria alimentare, infine, le biotecnologie giocano un ruolo crescente nella produzione di enzimi e d’ingredienti, a partire dalle biomasse (ovvero la materia prima organica utilizzabile sfruttando la radiazione solare per la sintesi di composti chimici con elevato contenuto di energia libera), mediante l’utilizzo di microorganismi geneticamente modificati o grazie alla coltura in vitro di cellule e tessuti, da cui estrarre poi principi nutrizionali di valore. Il concetto di “biofabbrica” trova qui la sua piena applicazione.
La normativa sugli Ogm per la sicurezza alimentare
La sicurezza ambientale e alimentare delle piante geneticamente modificate e dei prodotti che ne derivano è garantita da un severo quadro normativo che indica le procedure necessarie per identificare potenziali rischi per la salute e per l’ambiente.
In Europa è l’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che si occupa della valutazione dei rischi relativi alla sicurezza di alimenti e mangimi. I pareri scientifici che elabora rappresentano la base dell’attività legislativa e delle decisioni politiche dei diversi Stati membri.
L’Europa vanta la normativa più stringente prevista in tema di Ogm: un impianto normativo che ha richiesto sei anni di discussioni prima dell’entrata in vigore, durante i quali molti Paesi e rappresentanti delle posizioni più chiuse si sono prodigati perché venissero adottate norme estremamente severe e restrittive.
Prima di essere immessi in commercio, i prodotti biotecnologici sono sottoposti a numerosi test di sicurezza volti ad attestare che per la salute umana e per l’ambiente siano sicuri tanto quanto i prodotti convenzionali.
E per approfondire: assobiotec.federchimica.it
Marta Pietroboni