Diverse sono le correnti di pensiero: povera di sodio, ricca di sali minerali, diuretica, con alto o basso residuo fisso… una gran confusione. Chiariamo subito cosa si intende per “residuo fisso”: il termine indica la quantità di sali minerali disciolti nell’acqua espressa in milligrammi per litro (mg/l). Valori inferiori a 50 mg/l definiscono un’acqua minimamente mineralizzata; tra 50 e 500 si parla di acqua oligominerale, con un apporto salino minimo; infine, oltre i 500 l’acqua è definita minerale e contiene una quantità di sali eccessiva.
La funzione dell’acqua
Prima di interrogarci su quale acqua scegliere, dovremmo chiederci quale sia la sua funzione e quanto incida realmente il suo contenuto di sodio e di minerali rispetto a quelli introdotti con l’alimentazione.
L’acqua ha come principale compito quello di permettere tutte le reazioni chimiche del nostro organismo, che, per aver luogo, necessitano di uno stato di idratazione ottimale. Inoltre svolge un ruolo importante nell’eliminazione delle tossine. Per questa ragione, in primo luogo dovremmo preoccuparci, più che di quale acqua beviamo, di quanta ne consumiamo.
Detto ciò e considerando che dovremmo assumerne almeno 2 litri al giorno, diventa evidente che il tipo di acqua può contribuire di poco o di molto all’apporto di sali che arriva al nostro organismo.
Facciamo l’esempio con il sodio, importante per il metabolismo umano poiché serve al mantenimento del bilancio idrico (tanta acqua assunta = tanta acqua eliminata dai vari apparati); ma l’eccesso può invece favorire l’ipertensione arteriosa e rivelarsi quindi dannoso.
Con 2 litri al giorno di un’acqua contenente 50 mg/l di sodio, ingeriremmo 100 mg di sodio, pari a circa la metà della dose giornaliera consigliata (RDA, Recommended Daily Allowance, ossia dose giornaliera raccomandata, ndr); se assumessimo un altro tipo di acqua (magari minerale), potremmo arrivare anche a più di 1 grammo di sodio al giorno, cioè fino a 5 volte l’RDA. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per tutti i sali minerali, con la conseguenza di ritrovarci carenti di un sale e troppo “ricchi” di un altro.
Qualche indicazione generale
Appare a questo punto evidente come l’acqua non sia certamente il veicolo migliore per introdurre i sali nel nostro organismo. In caso di carenze, sarà quindi opportuno ricercare negli alimenti (o in un integratore, se consigliato dal medico) i sali di cui necessitiamo e utilizzare un’acqua mediamente povera di sali, che ci permetta di bere tanto senza un eccessivo aumento di contenuto salino. Per esempio un’acqua oligominerale, con residuo fisso non superiore ai 200-300 mg/l, meglio se povera di sodio.
La regola principale comunque resta quella di berne tanta!
Andrea Fossati ed Elisabetta Amoruso