Il lavoro di informatica e l’amore per la cucina: come fare per viverli insieme serenamente? Laura Faienza ce l’ha fatta cucendo l’attività di chef attorno alla sua vita…morbidamente. Cucina da quando aveva 15 anni. Ha cominciato preparandosi il pranzo quando tornava da scuola; ora lavora in una società d’informatica, ma la passione per la cucina è andata aumentando nel tempo. In casa sua c’era sempre una cena da preparare per gli amici o una ricetta da provare, così ha deciso di rimettersi a studiare, solo per passione.
Quando hai iniziato quali corsi hai scelto? L’hai fatto con l’obiettivo di diventare chef?
In realtà ho iniziato per perfezionismo. Mi piaceva cucinare per gli altri e volevo avere padronanza delle tecniche. Dopo anni di sperimentazioni casalinghe, nel 2013 ho scelto i corsi di Altopalato a Milano. Terry e Toni Sàrcina mi hanno insegnato moltissimo, soprattutto per quanto riguarda le basi dell’Alta Cucina. Avrei potuto fermarmi lì, ma una volta conclusi tutti i loro corsi ho cercato una scuola che certificasse le mie capacità. Ho scelto un corso che mi ha permesso di fare un vero tirocinio formativo prima di ottenere il diploma di chef. Ho passato gran parte delle serate del 2014 ai fornelli. Ho cominciato lavorando al piccolo ristorante 28 Posti con lo chef Andrea Mancini, docente del mio corso.
Qual è stato il maestro che ha influenzato il tuo modo di cucinare?
Toni, Terry e Andrea sono stati fondamentali, tuttavia il mio vero mentore è stato lo chef Domenico della Calandra, del ristorante Taglio di Milano. Mancini mi ha proposta a Domenico e da lì ogni sera l’ho passata al Taglio con casacca e cappello. Domenico ha la mia età, anche molta esperienza in più, ma ci capiamo molto bene. Appena ho visto il suo menu, ho capito che ero sulla sua lunghezza d’onda. Del Taglio tutti adorano le Uova alla Benedict, ma quello che lo rende speciale è la ricerca di prodotti buonissimi e la composizione di un menu semplice ma non scontato: pochi ingredienti per evitare gli sprechi, sempre assolutamente freschissimi. Riuscire a preparare un ottimo piatto utilizzando il “quinto quarto” (tutte le interiora commestibili, ndr)è un salto di qualità.
Ora sei uno chef a tutti gli effetti. Potresti essere pronta per aprire un ristorante e invece hai inventato qualcosa di molto personale: La vita morbida. Di cosa si tratta?
Quando ho concluso la scuola mi sono resa conto che non potevo andare avanti a lavorare di giorno come impiegata e di sera come chef. Per essere felici è necessario saper “cucire” le proprie passioni intorno alla propria vita, in modo che non prendano il sopravvento su di noi, per questo è nata La Vita Morbida. Organizzo i miei eventi culinari nel week end: cucino come “personal chef” a casa delle persone, oppure in collaborazione con altri chef durante particolari eventi. L’8 febbraio, per esempio, sono stata a Food & Wine con lo staff del Taglio. Organizzo cene a tema, in ambienti particolari come il Corestaurant (un ristorante che si prende in affitto, ndr), dove posso utilizzare cucine professionali e proporre un menu ai miei followers.
Il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno è già realtà: viaggiare cucinando. Propongo dei corsi nel week end alla scoperta dei mercati e dei prodotti della Penisola. Si comincia con la Toscana e la Sicilia. Potete scoprire tutto visitando il mio sito www.lavitamorbida.it
Chiara Porati