Arriva da lontano e si è affermata anche da noi. Appartiene a una famiglia che include centinaia di varietà.
Tra Perù e Cile la si coltivava da secoli, ricca di antiossidanti – sostanze in grado di neutralizzare i radicali liberi e proteggere i tessuti – e di antociani – pigmenti responsabili della colorazione scura, che combattono l’invecchiamento cellulare, aiutano come antinfiammatori e antiallergici, tonificano i vasi sanguigni e la mucosa gastrica. In epoca precolombiana, era una specie di tributo che i sovrani Inca esigevano dai popoli andini sottomessi. Poi arrivarono gli spagnoli. Quando cominciarono a importare i tuberi in Europa, le varianti scure, piccole e di scarsa resa, non ebbero successo. Però, la patata blu è una pianta molto forte e capace di adattarsi a freddo e siccità (ideale per l’altitudine delle Ande), ma anche di resistere alle malattie.
Qualunque fosse il suo colore (le specie più diffuse nelle nostre cucine hanno la buccia marroncina e la pasta gialla o bianca, ma esistono varianti rosse, nere, viola e blu), la patata, sconosciuta in Europa fino alla scoperta dell’America, per tutto il XVI e buona parte del XVII secolo veniva distribuita solo agli schiavi, agli animali e ai prigionieri. Il peccato d’origine era che cresceva sottoterra e nasceva sporca. Poi arrivò Antoine Augustin Parmentier, agronomo e nutrizionista francese, che ne scoprì le proprietà salutari e ne diffuse la coltivazione. Rimaneva però la diffidenza dei contadini, che vinse con uno stratagemma. Dopo aver promosso una piantagione di patate a Neuilly-sur-Seine, per convincere gli scettici sulla commestibilità dell’alimento, fece presidiare i campi da soldati armati. Questo indusse il popolo a pensare che si trattasse di un cibo di valore: qualcuno cominciò a rubarlo di notte, e presto si diffuse sulle tavole di tutti gli europei, diventando la base dell’alimentazione dei ceti umili nell’intero continente.
In Italia la Delizia Blu è una patata speciale, coltivata nei terreni dell’Alta Tuscia Viterbese. Ha un sapore delicato, è una miniera di antiossidanti naturali ed è povera di grassi (< 0, 1%). Questo le è valsa la definizione di “patata del Benessere”. Per il suo basso contenuto di zuccheri è indicata anche per chi soffre di iperglicemia.
Le patate blu possono sostituire quelle gialle in tutti i piatti. Hanno pasta farinosa, adatta per preparare gnocchi e tortini, ma sono ottime anche nelle zuppe, al forno o lesse. Per gli amanti delle patatine fritte, si trovano anche quelle blu, spesse e croccanti.
Paola Chessa Pietroboni