LA FILIERA DELLA SELVAGGINA

Un’opportunità per combattere la crisi energetica, per compensare il rincaro dei prezzi alimentari e per rilanciare territori a rischio spopolamento.

 

 

 

Lepri, fagiani, cervi, ma anche cinghiali, e non solo: sono molti gli animali compresi nella definizione di “selvaggina”, mentre ancora poca è la disponibilità degli italiani al loro consumo. Da 10 anni, in realtà, in Italia si mangia sempre meno carne e i dati riferiti al primo semestre 2022 evidenziano che a questo calo corrisponde una spesa invariata: i prezzi sono infatti aumentati. Motivazioni note: la crisi economica dovuta al Covid è stata aggravata dalla guerra in Ucraina, che ha portato alle stelle i costi di materie prime e trasporti.

Ora, però, qualcosa potrebbe cambiare con la nascita di filiere della selvaggina, a cui provincie e regioni stanno prestando sempre più attenzione, come successo a Bologna, al Mugello in Toscana, nelle Marche, e non solo.

Se la carne d’allevamento richiede alti costi di produzione, tra mangimi, acqua e spese veterinarie, e di spedizione (circa metà della carne bovina, suina e ovina commercializzata in Italia è importata), le filiere locali di selvaggina nostrana offrono un prodotto a Km 0, che abbatte i costi di spedizione e di allevamento. Gli animali selvatici, infatti, si nutrono in natura in base alla stagionalità e in natura si spostano continuamente, garantendo un prodotto più sano, meno grasso e calorico e più ricco di proteine e omega3.

Inoltre, la presenza di centri di lavorazione nei territori dove questi animali vengono cacciati può far rinascere borghi in via di spopolamento, come è successo a Serrapetrona, un comune di nemmeno 1.000 abitanti in provincia di Macerata, dove Fondazione UNA ((Uomo Natura Ambiente) e Unione regionale cacciatori dell’Appennino hanno inaugurato nel luglio 2021 il Centro di lavorazione della selvaggina.

Un altro esempio virtuoso è quello della Lombardia, dove la creazione di una filiera regolamentata sta contribuendo a trasformare il problema della diffusione incontrollata di cinghiali in opportunità, commercializzando carne altrimenti destinata al macero di animali che comunque verrebbero abbattuti.

La regione ha poi avviato dalla primavera 2022 una collaborazione con IAB (Interactive Advertising Bureau), Filiera Agricola Italiana e Fondazione UNA per portare nei punti vendita della catena commerciale Metro carne di cinghiale 100% italiana e proveniente da esemplari selvatici. I ristoratori hanno un’opportunità in più per offrire ai clienti un prodotto tipico locale che sostiene l’economia del territorio.

La redazione

info@cibiexpo.it

 

 

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