La navigazione a vela è un’attività popolare a livello sia competitivo sia amatoriale. Include diverse discipline e molte classi di barche. Le distanze da coprire, usando la sola energia del vento, possono essere percorse da un minimo di poche ore a un massimo di diverse settimane.
Un particolare tipo di competizione è quella in solitario in cui si deve navigare senza alcuna assistenza e senza equipaggio e che può durare oltre 3 mesi, durante i quali il navigatore è esposto a molti giorni consecutivi di intensa attività fisica.
Il livello di stress fisiologico dipende da molti fattori: il meteo, le condizioni della barca, la deprivazione di sonno e le difficoltà nel consumare pasti regolari. Le scorte di cibo a bordo sono limitate per non incidere troppo sul peso totale della barca.
Una consulenza impegnativa
Tre anni fa sono stata coinvolta nella preparazione di una circumnavigazione del globo in solitario, e così ho potuto scoprire cosa si mangia a bordo.
Gaetano Mura, classe 1968, è un navigatore che ha partecipato alle più importanti e prestigiose regate transoceaniche. Nel 2016 la grande scelta: il giro del mondo in solitario, da Gibilterra a Gibilterra senza scalo e senza assistenza. Avrebbe dovuto reggere il peso fisico e psicologico di una navigazione durissima ed estremamente pericolosa. Quattro mesi prima della partenza, avvenuta il 15 ottobre del 2016, ha chiesto l’aiuto del nostro laboratorio (Fisiologia degli Sport dell’Università di Cagliari) per l’allestimento della cambusa e per il monitoraggio della sua condizione atletica prima della partenza.
Come sempre accade a qualsiasi atleta varchi la nostra porta, la prima cosa che abbiamo fatto è stata rilevare le sue misure antropometriche e la sua composizione corporea. Successivamente, dopo aver eseguito diversi test fisici per monitorare il suo stato di forma, abbiamo stimato il suo dispendio energetico durante la navigazione. Il nostro compito infatti sarebbe stato quello di costruirgli un menù per circa 120 giorni.
Per un navigatore solitario la nutrizione non può essere ridotta a un freddo calcolo di calorie in entrata e uscita; il cibo sarà per lui nutrizione e consolazione. E non potrà scegliere cosa mangiare, la navigazione non gli lascerà il tempo di farlo.
Gaetano si è affidato completamente a noi per la preparazione dei pasti. Quindi, dopo aver stimato le sue cospicue necessità – circa 3000 Kcal al giorno – e aver studiato i suoi gusti, abbiamo stilato un elenco di tutto il cibo possibile e poi ideato delle ricette, tenendo sempre presente che: a bordo non c’è il frigorifero perché aggiungerebbe peso e consumerebbe energia, quindi tutto il cibo si doveva conservare a temperatura ambiente, piuttosto mutevole dal momento che sarebbe partito da Cagliari e sarebbe arrivato a lambire l’Antartide passando per l’equatore; che il cibo doveva essere leggero in una barca già carica di tutte la possibili attrezzature tecnologiche; che la cucina della barca era costituita da un fornello con una pentola a pressione e le scorte di gas a bordo erano limitate.
I gusti di Gaetano
Gaetano era abituato a mangiare bene da sempre. Mettendo insieme i suoi gusti, le necessità nutrizionali e le caratteristiche che il cibo doveva avere in una situazione del genere, abbiamo reperito 150 kg di alimenti ai quattro angoli del mondo. Abbiamo inventato delle ricette, sperimentandole per cronometrare i tempi di cottura e scriverne le istruzioni. Poi abbiamo costruito un menù per 10 giorni, in modo che la varietà non annoiasse Gaetano.
Il cibo era conservato in buste di plastica sigillate in cui Gaetano poteva trovare anche alcuni snack come frutta disidratata, barrette energetiche, cioccolata e semi oleosi. Inoltre aveva a disposizione dei sacchi che contenevano caffè, mate, zucchero, succo di limone, spezie e alcune porzioni di cibo in scatola. In ogni busta era contenuto un pasto lento, che prevedeva 25 minuti di preparazione, e uno veloce da 5 minuti.
Sette giorni prima della partenza abbiamo effettuato su Gaetano dei test fisici per determinare il suo stato di forma e abbiamo valutato nuovamente la sua composizione corporea.
Purtroppo, 70 giorni dopo la partenza la barca è incappata in una tempesta nell’Oceano Indiano e il tentativo di battere il record di circumnavigazione è sfumato.
Dieci giorni dopo la fine dell’impresa, ripetuti i test fisici, abbiamo potuto osservare gli effetti della navigazione in solitario sulla composizione corporea e sulla capacità fisica. Gaetano non ha perso peso e non ha modificato sostanzialmente la sua composizione corporea. I test hanno evidenziato un deallenamento delle gambe e un miglioramento delle braccia. Questo è perfettamente spiegabile: nei ridotti spazi della barca le gambe non vengono pressoché utilizzate.
Devo dire che, nonostante l’interruzione forzata, questa è stata per noi tutti un’esperienza straordinaria.
Giovanna Maria Ghiani
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
Università degli Studi di Cagliari