La crisi dell’agroalimentare unita al desiderio di un’agricoltura sempre più vicina alla terra e alla qualità ha portato in Lombardia qualcosa che negli Stati Uniti è già ampiamente diffuso: la raccolta fai-da-te. Abbiamo cercato di fare luce sul fenomeno intervistando alcuni agricoltori che seguono, o progettano di seguire, questa filosofia. A voi è già capitato di fare questa esperienza?
La cascina nel Parco Agricolo della Cavallera
La Cascina Foppa di Giuliano Fumagalli è forse la più grande realtà nel suo genere in Lombardia. Sorge in una vasta zona pianeggiante della Brianza, all’interno del Parco Agricolo della Cavallera (Vimercate, MI), con un indirizzo produttivo cerealicolo e orticolo. Si coltivano prodotti di grande vanto fra i quali la Patata di Oreno e numerose varietà di zucche. Sul banco di vendita non mancano salumi, formaggi, riso, confetture e miele tutti provenienti da aziende agricole locali. Nella Cascina Foppa, da più di 10 anni, si porta avanti l’auto-raccolta.
Com’è partito il progetto?
Anni fa, c’è stato un momento di crisi nelle coltivazioni tradizionali e per evitare di chiudere l’Azienda abbiamo investito nella raccolta diretta, eliminando la necessaria mano d’opera. Oggi proponiamo un’offerta completa di ortaggi di stagione: a fine maggio ci sono i piselli, poi arrivano fave, pomodori, peperoni, melanzane e zucchine; ad agosto anche angurie e meloni, fino a chiudere con porri e finocchi a novembre.
I clienti non rischiano di danneggiare le piante?
Ho impiegato 10 anni a capire come la gente si comporta nel mio orto, ho strutturato la mia attività per agevolare questo tipo di utenza. Ho disegnato percorsi abbastanza ampi, con spazio di transito tra i filari, ho posizionato una nuova segnaletica e oggi posso dire di aver ottenuto buoni risultati.
Con il passare degli anni ho capito dove rompevano, dove andava bene e ho modificato le mie colture. La coltivazione tradizionale lascia 70 cm tra i filari, io lascio un metro. Il primo anno non nego sia stato un disastro, ma dopo poco ho subito apportato modifiche per avvicinarmi il più possibile alla clientela.
Quindi la sua azienda è interamente legata alla raccolta fai da te?
Diciamo di sì, a esclusione di qualche ristoratore, che acquista direttamente da me, e della verdura che raccolgo personalmente per venderla al nostro spaccio.
Pensa di ingrandirsi in futuro?
Spazio ne avrei a volontà ma bisogna andare con calma. Non bisogna partire da una grossa realtà, bisogna sempre adeguarsi alla clientela. Ho scoperto che i cardi piacciono a moltissimi, insieme ai cipollotti, per esempio, due specie che ho iniziato a piantare su richiesta del cliente. Bisogna sempre andare incontro al cliente, altrimenti si chiude, perché a essere inflessibili nel produrre solo coltivazioni tradizionali non si va proprio da nessuna parte.
Il frutteto di Montanaso
Un’altra realtà è quella di Marco Mizzi, un giovane di 26 anni, di Montanaso nel Lodigiano e che da 3 anni porta avanti il suo sogno. Marco è giovane ma da solo cura una realtà unica nel suo genere in Lombardia: un frutteto che presto aprirà all’auto-raccolta.
Come è nata questa impresa?
Ho sempre avuto una grande passione per le piante, da piccolo sognavo di fare il fiorista. Con gli studi all’istituto agrario mi sono concentrato sulla frutticoltura. Ho avuto la fortuna di poter lavorare in un frutteto sperimentale dell’Università di Milano dove ho affinato le tecniche e ho arricchito la mia esperienza. Mentre facevo le stagioni al frutteto (ci ho lavorato per 6 anni) ho deciso di comprare un piccolo campo. Ho cercato la terra per anni e finalmente sono riuscito a trovarla. Qui è difficile aggiudicarsela, i coltivatori sono tutti estensivi e una piccola realtà stenta a partire.
Ho piantato il mio frutteto nel 2014 a marzo con 700 ciliegi di 26 varietà diverse, 100 albicocchi, qualche pesco, more, lamponi e mirtilli.
Sono già produttive queste piante?
Quest’anno è il terzo anno e darò il via al primo raccolto. Quando si pianta un frutteto gli alberi sono molto giovani e bisogna aspettare anni.
E per quanto riguarda l’auto-raccolta?
Sono da solo in questo campo, ho allevato le piante per 3 anni e adesso, non riuscendo ad affrontare i costi di mano d’opera e sapendo quanto sarebbe difficile, se non impossibile, riuscire a raccogliere tutto da solo, ho deciso di buttarmi nell’auto-raccolta: all’estero ci sono aziende che già lo fanno. Una quota di frutta la raccoglierò io, le persone che non hanno tempo possono entrare e acquistare i cestini già confezionati da me. Per i più avventurosi che vorranno andare a raccogliere nel campo di persona aprirò i miei cancelli. Le piante sono impostate per rimanere basse ed essere così più agevoli per i clienti. L’idea è quella proporre un prezzo molto concorrenziale. È inoltre una buona occasione educativa per i bambini che possono vedere, toccare con mano e assaggiare un “pezzo di natura” direttamente dalla pianta.
A quando l’apertura?
Dal primo fine settimana di giugno progettiamo di aprire le porte per la prima auto-raccolta.
Alessandro Caviglione
alessandro.caviglione@cibiexpo.it