Ebbene si, parliamo di Lambrusco ma non siamo in Emilia. Si tratta di una vera e propria chicca del Trentino.
Il suo nome è Lambrusco a foglia frastagliata ed è iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970. Tuttavia, è forse più conosciuto e più facilmente identificato con il nome di Enantio, scritto e pronunciato come i latini ci hanno insegnato.
Il primo a identificare il Lambrusco a foglia frastagliata con il nome di Enantio è stato Plinio il Vecchio nel l secolo d.C.: «La brusca: hoc est vitis silvestris, quod vocatur oenanthium» (La brusca: questa è una vite selvatica che si chiama Enantio).
È coltivato nel Trentino settentrionale, nella Bassa Vallagarina lungo il fiume Adige nei terreni sabbiosi della Terra dei Forti, da Borghetto fino al confine con il veronese tra il Monte Baldo e la Lessinia.
Dal settembre 2022 il vitigno Enantio, rigorosamente a piede franco, è diventato Presidio Slow Food. Include al momento 3 produttori: Bongiovanni (TN), Cantina Roeno (VR) e Vallarom (TN) e “un pugno di ettari”.
Abbiamo intervistato Lorenzo Bongiovanni, titolare dell’omonima cantina e referente dei produttori del Presidio.
Partiamo dalla base. Enantio a piede franco. Cosa significa e perché questo dettaglio è importante.
Significa che ci troviamo in uno dei pochi territori in cui la fillossera non è riuscita ad attecchire. Per cui, l’Enantio è una di quelle rare piante non innestate su piede americano. È una vite di origini antichissime. Potremmo dire che si tratta di un’addomesticazione, avvenuta nel corso degli anni, della Vitis sylvestris.
L’Enantio è una pianta forte rimasta immune alla fillossera proprio grazie a questi fattori, alla sinergia tra la forza intrinseca del vitigno e le caratteristiche del terreno sabbioso delle sponde dell’Adige.
Le peculiarità di questa pianta non sono finite. Si riproduce per propaggine: quindi, niente innesti e niente barbatelle (diramazioni della vite che ha emesso la barba, vale a dire le radici). Come funziona?
La propaggine o propagazione permette di creare nuove piante mantenendo la genetica e la storicità del vigneto originario. Nessun intervento di tipo vivaistico, di barbatelle o portainnesti americani. Questa pratica si svolge in inverno: si prendono i tralci delle vigne che si vogliono riprodurre, si interrano e si tirano su fino alle prime gemme. La pianta mette le radici e, dopo tre-quattro anni, si ha la nuova pianta.
Ovviamente, per praticare questa tecnica è fondamentale che la vigna, e quindi la pianta utilizzata, sia sana.
Osserviamo l’Enantio più da vicino. Coltivazione e vinificazione.
Utilizziamo un sistema di allevamento a pergola doppia con sesti di impianto molto larghi, circa 6 metri, così come accadeva una volta quando si coltivava in mezzo alle piante.
Effettuiamo pochi trattamenti, e questo grazie alla “rusticità” della vigna. Cerchiamo di mantenere un equilibrio più naturale possibile, praticando il sovescio con leguminose, pisello, rafano e piante azotofissatrici. Evitando concimi e trattamenti chimici.
Vendemmiamo a mano e tardivamente, ottobre/novembre fino agli anni 2000 ma, poiché i cambiamenti climatici ci hanno indotti ad anticipare sempre di più, siamo arrivati a vendemmiare a metà ottobre.
Una volta vinificato in acciaio, si affina in grandi botti di rovere. Noi attualmente commercializziamo l’annata 2018, ma ogni produttore del Presidio ha fatto scelte diverse: Cantina Roeno il 2017, mentre Vallaron un vino più giovane. Tutte scelte nelle corde dell’Enantio, che si presta ad avere una beva anche fresca, non d’annata, ma è pronto già dall’anno successivo e, al contempo, ben si presta per invecchiamenti con buoni risultati fino a 10 anni.
E il vino?
È un bel rosso rubino intenso; se invecchiato, con riflessi granati. Emana profumi di frutti di bosco e, fra i vitigni autoctoni a bacca rossa, è quello dai maggiori profumi speziati. Ha un grado alcolico e una struttura importanti, ma anche una bella acidità che gli permette di durare nel tempo. Nella versione da invecchiamento ha una bella pienezza gustativa e un tannino rotondo, mentre in quella più giovane la rotondità cede alla rusticità.
Per gli abbinamenti, bene con formaggi stagionati, carni grasse e selvaggina.
Perché è importante la conservazione di vitigni come questo?
L’Enantio era molto coltivato fino agli anni ’70, quando è stato soppiantato da varietà internazionali come Pinot grigio e Chardonnay, più remunerative e con grande domanda, e relegato a vino da taglio.
Ma la riflessione è questa. I vigneti di Enantio che coltivo oggi sono stati acquistati da mio nonno nel 1908; parliamo di piante che hanno superato la fillossera, che hanno sempre dato i loro frutti, alcune delle quali sono in campo da più di 100 anni. Non dobbiamo dimenticare che quello che abbiamo fa parte della nostra storia, e bisogna sempre guardarsi indietro per andare avanti.
Nessun altro vitigno a parità di condizioni avrebbe dato gli stessi risultati.
Elisa Alciati