IL FICO D’INDIA CHE D’INDIA NON È

Tesoro esotico ed indigeno, dalle Mille Virtù. Il fico d’India, il cui nome botanico è Opuntia ficus-indica, è un cactus dai rami ovoidali, appiattiti ma carnosi (detti pale), e dalle spine affilate, originario delle regioni desertiche dell’America Latina e oggi diffuso in tutto il mondo.

 

 

Grazie alla resistenza e alla capacità di adattarsi a climi aridi, è stato infatti introdotto con successo in molte altre parti del pianeta, compresa l’Italia, che oggi è il terzo produttore al mondo di questa pianta. Nella nostra penisola cresce spontaneamente in diverse regioni ed è coltivato, principalmente, in Sicilia, dove il clima caldo e secco offre le condizioni ottimali per il suo sviluppo.

In primavera la pianta si riempie di piccoli fiori colorati, e in estate fruttifica, dando vita a bacche gialle, arancioni o rosse, gustosissime. Se si rimuove la buccia esterna, spinosa, si scopre infatti una polpa mucillaginosa, succosa e dolce, che può essere mangiata appena colta, aggiunta a insalate di frutta, o utilizzata per preparare succhi e frullati, particolarmente apprezzati durante i mesi estivi per il loro gusto fresco e dissetante, e persino liquori. Non solo.

Alcune varietà di questa pianta producono fiori commestibili, noti per il loro sapore delicato e la consistenza croccante, utilizzati sia come guarnizioni di pietanze leggere e dolci che per preparare sciroppi e marmellate; e un larghissimo utilizzo in cucina hanno anche le pale. Possono infatti essere consumate crude dopo essere state accuratamente pulite e sbucciate, o cotte, diventando più digeribili, in vari modi, tra cui bollite, grigliate o saltate in padella, essiccate o candite, in versione dolce; e da ultimo utilizzate per preparare salse – mescolate con altri ingredienti come pomodori, cipolle, peperoncino e lime – o succhi e frullati nutrienti e dissetanti. Dalle bucce si può ricavare farina, e oggi spesso fertilizzanti. Dalla spremitura a freddo dei semi, in Tunisia si ricava un olio molto pregiato.  E nel Sud Italia sono diversi i liquori ottenuti a partire dai frutti di questa interessantissima pianta.

La classificazione varietale del fico d’india coltivato in Sicilia si basa essenzialmente sulla colorazione della bacca: la varietà Sulfarina, più resistente al freddo, è caratterizzata da colori dei frutti chiari – giallo e arancione – e un sapore più acidulo; la varietà Sanguigna, come suggerisce il nome, da bacche rosse porpora; e la varietà Muscaredda, la più pregiata e produttiva, da frutti quasi bianchi, molto dolci e aromatici.

Marta Pietroboni

marta.pietroboni@cibiexpo.it

 

Il nome inganna

Sembra che il nome comune di questa pianta, fico d’India, si debba a Cristoforo Colombo. Fu lui a portarla nel Vecchio Continente e a battezzarla così per distinguerla dagli esistenti e diffusi fichi mediterranei.

 

 

 

 

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