“…la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile”. Carlo Petrini (fondatore di Slow Food)
Queste le parole pronunciate lo scorso gennaio, a Torino, alla presentazione del nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile. Un progetto realizzato con la collaborazione di 4 Atenei: l’Università e il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, dove avrà sede.
Carlo Petrini, in qualità di Presidente, consapevole della connessione tra salute, ambiente e produzione di cibo, ha lanciato un appello al Governo italiano per inserire l’educazione alimentare come insegnamento obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado. Un nuovo sistema educativo, sottoscrivibile a livello individuale e collettivo, finalizzato alla salvaguardia della salute e alla riduzione dell’impatto del sistema alimentare sull’ambiente. Ciò è fondamentale per il successo della transizione ecologica in un’ottica di innovazione e cambiamento del modello sanitario.
Un approccio olistico e multidisciplinare, dove il cibo è considerato come bene complessivo connesso all’ecologia, all’agricoltura, ai consumi sostenibili, all’educazione sensoriale, al benessere dell’individuo, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione tecnologica e concettuale.
È indispensabile conoscere il valore del cibo, le modalità di produzione, di vendita e di distribuzione, così che ognuno possa farsi fruitore del cambiamento “green” e adottare comportamenti sostenibili.
Sono state molte le personalità coinvolte, e i loro interventi hanno mostrato un forte coinvolgimento condiviso. Per citarne alcuni: Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino, Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino, Gian Carlo Avanzi, Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
Il Centro sarà un luogo di incontro di terza missione (che affianca le due principali funzioni dell’università, ricerca scientifica e formazione, per trasferire i risultati degli studi al di fuori del contesto accademico) dove costruire, sviluppare, diffondere progetti e laboratori specialistici degli atenei coinvolti, ma anche di università di altre regioni, istituti di ricerca, istituzioni pubbliche e private.
Un polo che si propone come nuovo punto di riferimento, anche internazionale, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata, processi di creazione di prototipi e l’attivazione di “politiche del cibo” su scala regionale e locale.
Un hub di ricerca e formazione per promuovere e sostenere start-up, incubatori che desiderano percorrere nuove strade imprenditoriali con occhi rivolti al futuro dell’alimentazione.
Sarà una potenziale risorsa per affrontare l’aumento della popolazione mondiale, la malnutrizione, il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua, la desertificazione del suolo, alcune delle sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro. Inoltre, farà da supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio.
Un piano ambizioso che si pone il raggiungimento di 11 obiettivi.
1 Promuovere stagionalità e località, un invito al consumo di cibi freschi nel completo rispetto delle caratteristiche organolettiche nutritive, senza alcuna intermediazione, così da produrre minori consumi.
2 Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare attraverso politiche attive che ne ridimensionino l’uso e migliorino la riciclabilità.
3 Ridurre gli sprechi e abbattere, il più possibile, le emissioni di CO2.
4 Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli incoraggiando il legame tra agricoltura e ricerca.
5 Rafforzare la biodiversità: negli ultimi 10 anni, 160 specie animali sono scomparse e 35.000 sono a rischio; va combattuta la perdita di biodiversità per la resilienza degli ecosistemi.
6 Ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporto, così da non compromettere la qualità ed evitare scarti.
7 Aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne, con la conseguente riduzione di gas serra.
8 Tracciare e qualificare sempre meglio il cibo, ossia seguirlo, in maniera precisa, lungo l’intera catena produttiva, utilizzando la tecnologia blockchain in grado di garantire qualità e sicurezza lungo il processo.
9 Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole ai fini di crescere una generazione di cittadini consapevoli dei propri comportamenti e consumi alimentari.
10 Promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita con l’adozione di pattern dietetici sani e sostenibili; ciò ha il duplice vantaggio di tutelare il benessere dell’individuo e del Pianeta.
11 Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale.
In quest’ottica di cambiamento del sistema alimentare, è necessario collaborare per la creazione di food policy legate ai contesti regionali, difendendo e valorizzando la diversità bio-culturale.
Alessandra Meda