Gli effetti provocati dai cambiamenti climatici sono sempre più evidenti, sempre più reali, sempre più concreti, tanto da convincerci che è il momento giusto di agire.
La crisi ambientale è una delle maggiori preoccupazioni del nostro tempo. La biodiversità è in pericolo, e con essa tutta quella serie di relazioni ed equilibri che garantiscono la vita sul nostro pianeta, così come la conosciamo e percepiamo.
Ridurre le emissioni dei gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e arrivare alla neutralità climatica, zero emissioni nette, entro il 2050 è l’obiettivo dei Paesi membri dell’Unione europea. Raggiungere questo traguardo è sicuramente sfidante ma anche possibile.
Ovviamente, ciò prevede l’impegno sia del singolo che dell’intera collettività, in grado di cooperare sinergicamente al fine di attuare una serie di misure atte a ridurre a zero tutte le emissioni dei gas serra.
La neutralità climatica o Net Zero si verifica quando si riesce a istaurare un equilibrio tra le emissioni di gas, quali metano e anidride carbonica, generati dall’attività antropica e quelle assorbite naturalmente dal nostro pianeta.
Dal punto di vista teorico, questo concetto potrebbe sembrare abbastanza intuitivo; ma nella realtà dei fatti cosa si può praticamente intraprendere affinché venga raggiunta la stabilizzazione della temperatura globale?
Sicuramente, alcune attività come promuovere la produzione di energie alternative a basse emissioni e incentivare l’utilizzo consapevole delle risorse valutandone il loro impatto ambientale potrebbero fare la differenza.
Nel percorso della transizione ecologica, fondamentale per la tutela del nostro pianeta, sembra svolgere un ruolo chiave quello che viene definito idrogeno verde, una valida ed efficiente alternativa ai combustibili fossili. Conosciuto anche come idrogeno green o idrogeno rinnovabile, è prodotto, grazie all’utilizzo di un elettrolizzatore, attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua, utilizzando fonti di energia rinnovabili come l’energia solare, eolica o idroelettrica. All’interno dell’elettrolizzatore l’acqua va incontro a una reazione elettrochimica, in seguito alla quale vengono prodotti atomi di idrogeno e ossigeno. Mentre l’ossigeno viene rilasciato nell’atmosfera, l’idrogeno è raccolto e successivamente utilizzato come fonte di energia pulita e sostenibile.
L’idrogeno verde, una volta prodotto, risulta essere molto versatile, trovando applicazione in diversi settori come quello dell’energia, dei trasporti e dell’industria.
Paesi come la Cina, il Giappone, l’Australia e continenti come l’Europa hanno già investito su questo settore innovativo di economia green, fondamentale per lo sviluppo sostenibile che, finalmente, oggi ci sta tanto a cuore.
L’Italia non si è certo tirata indietro. In Abruzzo, più precisamente in Valle Peligna, è al via un progetto denominato “Hydrogen Valley” che prevede l’utilizzo di un elettrolizzatore di 30 megawatt per produrre fino a 4.200 tonnellate di idrogeno verde l’anno. Ciò si traduce in un risparmio di circa 18 milioni di litri di carburante diesel e rappresenta un importantissimo passo in avanti verso gli obiettivi che la Comunità europea si è prefissata per il 2050.
Quella abruzzese non è l’unica realtà. Sono stati stanziati, infatti, milioni di euro per la realizzazione di centri in tutto il territorio nazionale, al fine di sostenere la produzione di idrogeno green, promuovere il suo utilizzo nell’industria e nei trasporti nonché riqualificare zone industriali abbandonate. L’obiettivo è quello di coprire con l’idrogeno verde il 25% di tutta la domanda energetica nazionale entro i prossimi 26 anni.
Un altro fattore altamente positivo è rappresentato dal fatto che l’idrogeno verde può essere stoccato su larga scala per lunghi periodi di tempo con costi di conservazione competitivi.
Ma la scienza non si arresta, e tante sono le proposte avanzate per far sì che i processi di produzione di gas rinnovabili siano sempre più innovativi e competitivi.
L’Università degli Studi Niccolò Cusano, ad esempio, ha promosso, in collaborazione con la regione Lazio, un dottorato di ricerca della durata di 3 anni per produrre idrogeno verde a partire dalle discariche.
La percentuale di rifiuti prodotti annualmente a livello globale è in continuo aumento e, purtroppo, questa tendenza sembra non arrestarsi.
I danni ambientali che ne derivano sono devastanti, anche considerando il fatto che lo smaltimento dei rifiuti in discarica provoca inevitabilmente l’emissione di gas serra quali metano e anidride carbonica.
L’obiettivo del dottorato di ricerca è proprio quello di riabilitare i siti di raccolta rifiuti, brevettare modelli di processi per la cattura dei gas di discarica e ottenere la loro trasformazione in idrogeno verde attraverso processi termici a temperature elevate (circa 700-800°C).
Tanti sono i progetti e tanti i sovvenzionamenti stanziati al fine di raggiungere la neutralità climatica, divenuta ormai un atto dovuto.
Guardare al 2050 con positività è possibile; basta agire in maniera mirata.
“La terra non appartiene all’uomo; è l’uomo che appartiene alla terra” – Capo indiano Seattle al presidente USA (1852).
Marina Greco