FRUTTI ROSSI PER RINASCERE

Le ferite della guerra erano ancora brucianti quando nel 2000 dieci persone, uomini e donne, pensarono che proprio in quel territorio martoriato, la Bosnia Erzegovina, doveva crescere qualcosa di bello. Il progetto è nato nell’area di Srebrenica e Bratunac, dove erano ritornati soltanto pochi profughi e dove mancavano comunque opportunità di lavoro. Chi pensava che l’entusiasmo, il riscatto, l’amore per la vita potessero dipendere da… frutti rossi, Frutti di pace?

 

 

lamponi

 

Si chiama proprio così il progetto, ufficializzato nel 2003 con la creazione della cooperativa che aveva come obiettivo raccogliere lamponi, mirtilli, more… “Era un’attività tradizionale, della nostra zona – racconta Radmila Zarkovic, presidentessa della Cooperativa. – Il nostro vivaio forniva piantine per iniziare una nuova attività o riprendere quella interrotta dalla guerra. Ancora oggi i piccoli frutti sono raccolti nelle aziende a carattere familiare da giugno a settembre. I campi sono di diverse dimensioni – spiega Radmila – di solito proporzionati alla forza lavoro che la famiglia può esprimere”.

 

Il sostegno della Coop e l’alleanza con Alce Nero

 

L’inizio è stato difficile, soprattutto per le donne, rimaste sole e con la famiglia a carico, ma si sa, l’unione fa la forza e nonostante la fatica le cose hanno iniziato a cambiare. Soprattutto dopo che la Coop (la più grande catena distributiva italiana, con quasi mille e cinquecento punti vendita) è venuta a conoscenza del progetto e ha voluto sostenerlo. “Il rapporto con Coop è molto importante per noi – spiega Radmila – non solo perché ci garantisce una presenza diffusa su tutto il territorio, ma per come ci hanno accolti. Ci permettono di salvaguardare la nostra identità, mantenendo le nostre etichette; così diffondiamo noi stessi un messaggio di pace, attraverso le etichette e i dettagli delle confezioni. Forse questo feeling positivo tra noi e Coop nasce dal fatto che siamo una piccola cooperativa e loro, tanto più grandi, condividono con noi questa radice storica comune”. Il progetto è piaciuto tanto a Coop che dopo poco ha messo in contatto la Cooperativa Frutti di pace con Alce Nero, il marchio di prodotti biologici che è diventato importatore e distributore in Italia. Insieme, dunque, le due realtà hanno lavorato sul controllo di qualità e sulla commercializzazione della linea Frutti di Pace, valorizzando l’aspetto sociale di tutto il processo produttivo. “Prima del 2010 – racconta Radmila – la frutta era venduta come materia prima, selezionata e surgelata, in tutti i Paesi dell’Unione Europea, per un volume di prodotto (lamponi, more e altri frutti) di circa 400 tonnellate annue. La vendita del prodotto trasformato (confetture e nettari di frutta) è iniziata nel 2010”. Oggi i Frutti di pace sono venduti principalmente in Italia, ma la Cooperativa sta lavorando per l’allargamento del mercato ad altri Paesi europei. “Non vogliamo puntare sull’emotività o sui sensi di colpa dell’Europa per vendere i nostri prodotti – ha sottolineato Radmila. – Si tratta di una scelta insieme etica e commerciale. La pietà ci trasforma in vittime da aiutare, stimola la passività e congela la situazione in un eterno dopoguerra. Puntare sulla qualità del prodotto, al contrario, ci restituisce dignità di lavoratori e lavoratrici, ci rende protagonisti del nostro futuro”.

 

Bianca Senatore

 

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