Un classico intramontabile, mai fuori moda.
Questa leccornia natalizia è una golosa tradizione che ha origini lontane. La frutta secca viene introdotta nelle civiltà greca e romana grazie agli Egizi. In seguito, furono moltissimi i simbolismi, di epoca cristiana, sull’origine di questi frutti. La loro presenza, a Natale, sembrerebbe essere associata alla nascita di Cristo. Esiste però anche una spiegazione pratica: venivano regalati in sostituzione dei dolci, perché meno costosi e più facili da reperire.
È d’obbligo fare una distinzione terminologica tra frutta secca e frutta disidratata o essiccata. Con la prima, intendiamo quella “a guscio” o “oleaginosa”: nocciole, noci, pistacchi, mandorle, arachidi e castagne; se arrostite, sono le vere protagoniste del Natale. Tutti questi alimenti sono caratterizzati da un elevato contenuto di grassi.
Quella disidratata è ricavata dalla frutta con polpa e sottoposta a un processo di essiccazione naturale. Il risultato della privazione d’acqua è la concentrazione di fibre e di saccaridi, come il fruttosio. Ne citiamo alcuni esempi: datteri, uva sultanina, fichi, prugne, mele, albicocche e frutti rossi. Tutti contengono una notevole quantità di zuccheri che, in alcuni casi, vengono aggiunti con additivi per rendere i prodotti più appetibili.
Una caratteristica che rende la frutta secca protagonista delle tavole natalizie è la sua versatilità: può essere usata dall’antipasto al dolce, consumata da sola o utilizzata come base di ricette dolci e salate. Ad esempio, in vellutate o insalate, accompagnata da formaggi o pesce, con canapè (tartine, ndr) e crostini. Si può impiegare come ingrediente per la preparazione di gelati, semifreddi, paste di nocciole, alcuni dessert come il croccante, il torrone o dolci tipici regionali, e spesso viene inserita in varianti del panettone.
In qualche zona d’Italia, per esempio in Campania, troviamo in tavola un cesto ricco di frutta secca a guscio, chiamato ‘o spassatiempo, nome che lascia intendere la modalità di consumo, cioè a volontà tra una chiacchiera e l’altra.
Tra i frutti più presenti come doni natalizi, segnaliamo: noci assortite, pecan, brasiliane, nocciole salate o tostate, mandorle, uvette, datteri, fichi e prugne secche.
Un’opzione interessante sono le mele essiccate con un tocco di cannella.
Infine, una buona idea per riutilizzare eventuali avanzi è la preparazione della granola, una miscela di cereali e noci simile al muesli, ottima da gustare con yogurt e frutta fresca per una colazione sana e nutriente.
Alessandra Meda
Salutare frutta secca
Sono numerosi gli studi scientifici che attestano i suoi benefici per la prevenzione di patologie cronico-degenerative, per la funzionalità vascolare e la pressione arteriosa. Il consumo ha molti effetti positivi grazie alle componenti nutrizionali: acidi grassi insaturi della famiglia degli Omega-3 e Omega-6, fibra, acido folico, minerali e numerosi composti bioattivi. Inoltre, questi frutti sono privi di colesterolo e contengono una serie di molecole dalle importanti proprietà antiossidanti, come carotenoidi e flavonoidi.
Tutte ragioni per cui le recentissime linee guida ne raccomandano un consumo settimanale di 3 porzioni (30 g).