FATTORIE VERTICALI

L’agricoltura high-tech arriva in città. Le metropoli del futuro saranno sempre più grandi e, grazie alle fattorie verticali, saranno anche decisamente Smart&Green. Vivere in città è comodo perché possiamo avere facilmente accesso a servizi, cinema e ristoranti, ed è così agevole che più della metà degli abitanti del mondo oggi risiedono in aree urbane. Anzi è così comodo che nel 2050 quasi il 60% della popolazione vivrà in aree urbane: oltre 6 miliardi di cittadini!

 

 

 

 

La crescita delle città comporterà però la perdita di spazi a uso agricolo, con una riduzione delle produzioni alimentari comprese tra l’1 e il 4%. Può sembrare poco, ma su scala globale questo significherà perdere quanto serve per nutrire per un anno una popolazione stimata tra i cento milioni e il miliardo di persone, in base al tenore alimentare dell’area considerata. È quindi necessario recuperare spazi urbani in cui produrre, e una soluzione può venire dalle fattorie verticali.

 

Le Vertical Farm sono veri e propri centri di produzione di alimenti, realizzati in edifici creati appositamente o in spazi recuperati da precedenti utilizzi. Secondo le stime dell’Università di Wageningen, utilizzando un edificio dismesso a più piani con una superficie delle dimensioni di un campo da calcio possiamo coltivare verdure per quasi centomila persone, a cui fornire giornalmente circa 2 etti di ortaggi freschi.

 

Nelle fattorie verticali le piante sono coltivate senza usare terra (ossia in coltura idroponica) e sono illuminate con apposite luci a LED), in grado di emettere lunghezze d’onda che accelerano la fotosintesi consentendo alle piante una crescita rapida e con qualità organolettiche e nutritive ottimali. Essendo costruite in ambienti chiusi, le Vertical Farm sono inoltre stabili per temperatura e umidità, e quindi possono produrre a ciclo continuo tutto l’anno. Inoltre, essendo ambienti stabili, non risentono delle variazioni climatiche o degli eventi meteorologici avversi, che sono invece causa di gravi danni in campo.

 

Un problema che si deve invece affrontare è legato alla qualità dell’aria, che negli ambiti urbani è generalmente molto bassa. Nelle fattorie verticali l’aria in ingresso è filtrata per evitare che ci siano contaminazioni del cibo. Questo impedisce anche l’accesso di insetti parassiti e l’arrivo di patogeni, per cui si  usano quantità pressoché nulle di insetticidi; in questo modo si ottiene un prodotto biologico e controllato. Lo stesso vale per le erbe infestanti, i cui semi non possono raggiungere le piante coltivate, evitando quindi anche il ricorso agli erbicidi.

 

 

 

 

Inoltre, proprio in quanto ambienti controllati, le fattorie verticali si prestano a coltivare piante in habitat specifici. Ad esempio, si possono produrre verdure e ortaggi a basso tenore di nichel per persone con allergie. In modo analogo possiamo coltivare in condizioni controllate piante usate non come alimenti ma realizzare farmaci, tra cui ad esempio i vaccini.

 

Grazie a pannelli fotovoltaici e a impianti per riciclare l’acqua, possiamo produrre senza impatti sull’ambiente. In una fattoria verticale, ad esempio, servono non più di 2-4 litri di acqua per far crescere 1 chilogrammo di pomodori, mentre per un’analoga quantità se ne utilizzano 17 in serra e non meno di 60 per la coltivazione in campo. Saranno forse meno romantiche di un campo con un contadino, ma le fattorie verticali Sky Greens, realizzate a Singapore, producono già oggi quasi due tonnellate di ortaggi al giorno.

 

Le fattorie verticali ci permettono quindi di produrre verdure e ortaggi anche in nazioni in cui le condizioni climatiche non sono favorevoli. Non è un caso che quella più grande al mondo (che coprirà una superficie di 12 mila metri quadrati) sta nascendo a Dubai. Gli Emirati Arabi importano circa l’85% del cibo, poiché solamente una minima parte del loro territorio nazionale è considerata adatta all’agricoltura. Grazie alle Vertical Farm si potranno letteralmente coltivare verdure e ortaggi nel deserto.

 

Le colture idroponiche risolvono infine i problemi associati agli inquinanti nel suolo, che, secondo la FAO, rappresentano una preoccupante minaccia per la produttività agricola e la sicurezza alimentare. Sebbene spesso poco considerati, i suoli contaminati sono più numerosi di quanto forse immaginate.

 

La Cina ha classificato come inquinato quasi il 20% dei propri terreni agricoli. Sono inoltre noti circa tre milioni di siti potenzialmente inquinati tra Europa e Balcani occidentali, e il loro elenco è destinato ad allungarsi nel futuro, dato l’accresciuto uso dei terreni extraurbani per smaltire rifiuti solidi urbani che, secondo recenti stime, passeranno da uno a due miliardi di tonnellate annue entro il 2025.

 

Il futuro dell’agricoltura sarà quindi all’insegna delle Vertical Farm? Difficile prevedere il futuro, ma nel 2020 sono stati prodotti i primi pomodori geneticamente modificati per avere una crescita ottimale nelle serre verticali, mostrando come la genetica possa rendere le fattorie verticali ancora più produttive.

 

Mauro Mandrioli

mauro.mandrioli@unimore.it

 

 

 

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