Giovane, preparato, impegnato, il bresciano Fabio Rolfi nasce in una famiglia di agricoltori e sa cosa sia la vita in campagna, ha visto fin da bambino orti e galline, conigli e capretti. Nominato assessore nel marzo del 2018, ha voluto includere nel perimetro delle sue competenze anche l’alimentazione e punta a valorizzare il turismo enogastronomico in Lombardia che, non tutti lo sanno, è la prima regione agricola d’Italia.
Assumendo il nuovo incarico quali le sono sembrati i problemi più urgenti?
Dare impulso al PSR, il piano di sviluppo rurale, sbloccando fondi, attivando misure, aumentando la spesa. Entro la fine del 2020, quando si chiude il PSR, voglio spendere fino all’ultimo centesimo, come è tradizione della buona amministrazione lombarda. E rivoluzionare la macchina dell’assessorato.
Come si rivoluziona la macchina?
Cambiando un po’ di dirigenti, è utile far ruotare le persone, e aggredendo il tema della burocrazia perché oggi fa perdere troppo tempo. Giusti i controlli, giusto rendere sicura la produzione alimentare, questo è un vanto dell’Italia. Ma il troppo è troppo. Abbiamo attivato un tavolo antiburocrazia, alleggerendo alcuni passaggi, migliorando alcuni aspetti informatici. C’è ancora tanto lavoro da fare ma questa è una pietra miliare del mio impegno.
Come affrontano gli agricoltori l’informatizzazione?
Molte pratiche passano attraverso i Caa (Centri di assistenza agricola). Quindi il singolo agricoltore non deve essere per forza un esperto informatico. L’importante è che il sistema funzioni e che i sistemi dei Caa o di Lombardia Informatica o di AGEA comunichino tra loro. Questa è la montagna che stiamo scalando.
Faticoso?
Faticoso, ma la stiamo scalando. Per esempio la banca dati di AGEA (l’agenzia governativa per le erogazioni in agricoltura) deve funzionare meglio. Oggi non è più una richiesta, è una pretesa.
E ci sono buone speranze di farcela?
Dal ministro Centinaio sono arrivati segnali positivi. Voglio ricordare i fondi sbloccati sul programma assicurativo nazionale, ossia il contributo dato dal settore pubblico per l’abbattimento dei premi assicurativi a carico degli agricoltori, sempre molto alti a causa della variabilità del clima. Sono tre anni che i nostri consorzi di difesa aspettavano i soldi, arrivato Centinaio AGEA li ha sbloccati.
Mettiamo in fila le cose da fare.
Sostegno alle imprese, soprattutto sul tema dell’innovazione e della formazione, perché il mondo corre veloce, penso per esempio all’utilizzo delle nuove tecnologie che può dare contributi enormi. Poi promozione del prodotto: dobbiamo raccontare di più e meglio la bontà di ciò che produciamo. Spesso non abbiamo piena consapevolezza della grande forza commerciale dei prodotti e dei luoghi lombardi. Terza questione, l’educazione alimentare. L ’eredità di Expo Milano 2015 deve tradursi in un grande impegno per la promozione di una nutrizione buona e sana anche nei servizi pubblici, di una politica giusta di accesso al cibo e di lotta allo spreco.
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Lei parla spesso del nesso turismo-enogastronomia. Quindi punterete sul turismo enogastronomico?
Assolutamente sì. Ho visto alcune esperienze in Lombardia molto belle, ma episodiche. Voglio renderle sistematiche.
Per esempio?
In provincia di Pavia si è sviluppato un progetto tra commercianti e agricoltori per promuovere nei ristoranti l’abbinata riso di qualità, in primis Carnaroli, e vino del territorio, Bonarda in particolar modo. Mi riterrò soddisfatto quando vedrò abitualmente nei ristoranti le nostre DOP, i prodotti a denominazione d’origine protetta.
Va educato anche il consumatore. Spesso non percepisce le differenze di qualità.
È da bambini che si forma il gusto, dunque è importante cominciare a scuola a educare al buono. E il buono molto spesso coincide con la produzione del territorio. Conto sulla Consulta Alimentare.
Di che cosa si tratta?
Si tratta di una consulta composta da rappresentanti del mondo agricolo e delle associazioni della produzione agroalimentare, industriali e artigiani, da rappresentanti del commercio, in particolare della grande distribuzione, dal mondo del no profit, dal mondo della scuola e da nutrizionisti. Primo obiettivo, modificare i criteri con i quali si vincono gli appalti nei comuni, nelle mense scolastiche o negli ospedali, introducendo oltre al criterio economico quello qualitativo. Poi fissare le modalità per sviluppare, in collaborazione con le scuole, progetti strutturati di educazione alimentare. Lanceremo l’anno prossimo un bando per realizzare e finanziare orti nelle scuole e vorrei che l’esperienze non fossero sporadiche ma strutturali.
Un’ultima curiosità: lei è un buongustaio?
Sono appassionato dei prodotti del mio territorio, in particolare dei formaggi. Sa quante cose buone si possono fare con i formaggi? Silter, Bagoss, Bitto. Conosce il Tombea? Si fa in 3 o 4 comuni dell’Alto Garda, buonissimo. O lo Strachitunt, lo fanno in due, è di estrema qualità.
Caspita, gli ultimi due mi mancano, rimedierò!
Paola Chessa Pietroboni