Annoiato dalla sedentarietà della vita parigina, nel 2011 Eliott Schonfeld lascia l’Europa per visitare l’Australia, sperando di trovare una dimensione di vita diversa. Punta l’isola di Fraser, il banco di sabbia più grande del mondo. Con una confezione di pancarrè, un pacchetto di pasta e un vasetto di Nutella, per dieci giorni non incontra nessuno e deve, per la prima volta in vita, cavarsela da solo. «Quella sensazione nuova di libertà mi ha scioccato. In quei giorni ho scoperto la fatica e la fame, ma soprattutto la natura selvaggia. Da quel momento mi è stato impossibile separarmene.»
Foto di Eliott Schonfeld.
Incomincia così la seconda vita di Eliott, che si domanda se le avventure non potrebbero diventare il suo vero lavoro. Il passo fondamentale lo compie nel 2013.
In febbraio ottiene un visto per delle vacanze-lavoro in Canada e sceglie un remoto villaggio in cui occuparsi di cani da slitta. Le condizioni sono estreme: isolamento, temperature attorno ai -40°, la pompa dell’acqua spesso congelata. Imparare a pescare sotto il ghiaccio, a mettere trappole, ad accendere rapidamente un fuoco. L’esperienza si rivela una sorta d’istruzione di base che gli permette di programmare nel 2015 la prima vera avventura, in Mongolia. Un’esperienza rischiosa, intensa, ma supportata da un’organizzazione sempre più meticolosa. Bere in autonomia è il tema centrale, e così Eliott acquista una mappa topografica dell’ex Unione Sovietica e traccia il suo itinerario in base ai punti d’acqua che questa indica.
Nel 2017 l’Alaska
«Piangevo mentre camminavo, perché le condizioni erano davvero dure. Giorno dopo giorno mi ci abituavo però, e tutto sembrava semplificarsi, fino a che ho realizzato che non ero perso nella natura, ma parte della natura. Sono scomparse le mie sensazioni – fatica, paura, la pioggia sulla pelle – e ho assaporato la grandezza di fenomeni come i temporali.»
13
È in Alaska che Eliott, per la prima volta, si nutre da solo per la maggior parte del tempo: pescando, raccogliendo mirtilli, uva spina e funghi. Beve e si lava nei fiumi. «Ho dovuto accettare le leggi della natura, cosa che non facciamo più.»
Verso l’Amazzonia
Oggi, al telefono, poco prima di ripartire, racconta: «Cerco luoghi in cui fuggire il consumismo e vorrei restarne fuori anche quando torno, ma è impossibile. Comprare cibo, ad esempio, mi sembra strano, ma da noi non si può procurarsi il necessario per alimentarsi autonomamente… credo sia importante almeno avere la consapevolezza che non è ovunque così; fare acquisti consapevoli.»
Marta Pietroboni
marta.pietroboni@cibiexpo.it