DRINK ANALCOLICI

Nell’ultimo periodo, le principali aziende del settore hanno immesso sul mercato diverse proposte a zero calorie o ridotto contenuto di zuccheri.

Tra gli scaffali del supermercato troviamo dunque cole, aranciate, tè freddi e bevande gassate in genere dalle inedite formulazioni “dietetiche” o che, almeno, vengono pubblicizzate come tali.

 

 

Questa ricerca di nuove ricette rispecchia la necessità di rilancio di un settore che in Italia è già in crisi da diverso tempo. Secondo i risultati di un’indagine condotta da Nomisma – società che si occupa di ricerche di mercato – negli ultimi 2-3 anni, quasi 2 persone su 10 hanno ridotto il consumo dei cosiddetti soft drink, con l’intento di diminuire l’utilizzo di zuccheri nella propria dieta. Ciò si colloca certamente in uno scenario di generale maggior attenzione, da parte degli acquirenti, all’alimentazione e alla qualità delle materie prime.

C’è da dire che il comparto delle bevande analcoliche è rappresentato in Italia da ben 87 imprese, con un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro. Tale settore, inoltre, intrattiene relazioni anche con fornitori di beni e servizi, alberghi, ristoranti e bar, nonché con diversi produttori di materie prime, con un certo impatto sull’economia nazionale. Ben il 25% dello zucchero e il 50% della frutta e degli agrumi utilizzati provengono infatti dal territorio italiano, così come il 70% del PET (il polietilene tereftalato) e il 90% dell’alluminio e del vetro impiegati negli imballaggi.

Indubbiamente, nel periodo della pandemia c’è stata un’ulteriore flessione del mercato delle bevande analcoliche, che ha chiuso con un -13% tra il 2019 e il 2020. Su questo calo hanno inciso la chiusura di bar e ristoranti, la forte diminuzione dei flussi turistici e la mancanza delle pause pranzo consumate fuori casa, dato il diffondersi del lavoro da remoto.

Con il ritorno alla normalità, si stima che le vendite di drink analcolici in parte tornino a crescere. Tuttavia, le aziende dovranno fare i conti anche con la “Sugar Tax”, ossia la nuova tassa da 10 centesimi al litro sulle bevande edulcorate che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2022, con lo scopo di tutelare la salute dei cittadini. Sarebbe però troppo comodo dare la colpa della crisi della vendita delle bibite analcoliche, peraltro già decennale, a questo spauracchio.

Per il momento, le aziende scommettono sul benessere, riducendo gli zuccheri e innalzandone le qualità organolettiche. Funzionerà?

Questo ripensamento delle ricette

 

Caterina Marcucci

cat.marcucci@hotmail.it

 

 

 

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