Nell’aria c’è un odore dolce e familiare, che però non si riesce a identificare finché non si scopre da che cosa proviene: nel lunghissimo capannone una polvere verde, sottile e delicata, ricopre il pavimento sotto l’impianto perfettamente automatizzato e autosufficiente. La specializzazione nella disidratazione di alcune verdure a foglia verde (spinaci, prezzemolo, rucola e altri) è venuta dopo la lavorazione delle barbabietole per la produzione di zucchero e sciroppi avviata nel 1947. Nelle mani di Augusto Gemma e del figlio Pietro, IDA srl ha trovato il suo posto nel mercato nazionale e internazionale con la linea di farine di spinacio, destinate alla realizzazione della pasta verde e di altri preparati.
Dal 2005 l’azienda IDA srl è tutta lì, a San Giuliano Nuovo, in provincia di Alessandria e, grazie alla gestione scrupolosa della filiera, può garantire oggi un altissimo livello qualitativo.
Ricerca e innovazione
Recentemente IDA si è però distinta anche per la ricerca sul riutilizzo degli scarti di lavorazione, dopo che circa due anni fa ha avviato una collaborazione con iit, l’Istituto italiano di tecnologia. L’obiettivo era dare forma a un progetto di ecosostenibilità. In quest’ottica IDA ha fornito i primi scarti, altre aziende si sono aggiunte e il programma si è ingrandito, tanto che l’iit ha già registrato alcuni brevetti. Tra i ricercatori coinvolti c’è Ilker Bayer, un giovane americano che si è trasferito per qualche tempo allo stabilimento di San Giuliano Nuovo. “Abbiamo scoperto cose incredibili – ha raccontato lo studioso – Dopo vari esperimenti siamo riusciti, per esempio, a ottenere dal prezzemolo una plastica con proprietà antiossidanti e antimicrobiche; dalla cannella, invece, una plastica sterile, che filtra i germi e potrebbe essere usata nell’industria sanitaria”. La cosa meravigliosa è che tutte queste plastiche non soltanto sono biodegradabili, ma mantengono le qualità dei vegetali da cui sono ricavate e si prestano dunque a utilizzi differenti. “La plastica realizzata con gli scarti delle passate di pomodoro – spiega Ilker Bayer – è molto elastica, mentre quella realizzata con l’amido delle patate è molto dura e potrebbe essere utilizzata per produrre oggetti resistenti”. Particolarmente interessante è la plastica derivata dai fondi di caffè che sembra avere la proprietà di assorbire la nocività dei metalli pesanti dispersi nell’acqua.
Dall’idea all’applicazione
Il ricercatore americano aggiunge che sono a buon punto gli studi per la fase di applicazione pratica: “Ci stiamo focalizzando su tutte le potenziali realizzazioni”. Pare che ci sia già una grande azienda alimentare americana interessata allo studio sulle bioplastiche per le confezioni esterne dei suoi prodotti. “Siamo felici di aver contribuito alla nascita di questo progetto – ha spiegato Augusto Gemma – e speriamo di poter valorizzare i frutti della ricerca per ammodernare ulteriormente la nostra azienda”.
Bianca Senatore