COLORANTI

coloranti alimentari

Il colore dei cibi è uno degli elementi determinanti nella scelta dei consumatori che, notoriamente, mangiano prima con gli occhi che con il palato.

 

Dicevano però i nostri antenati “primam frontem saepe decipere”, ovvero l’apparenza inganna. Questo motto vale attualmente soprattutto in materia di prodotti agroalimentari trattati con sostanze chimiche nocive per gli esseri umani quali certi coloranti – presenti in gran parte dei cibi che acquistiamo – il cui utilizzo conferisce ad esempio a frutta e verdura un aspetto più sfavillante.

Ma i coloranti sono necessari? Certamente no. Spesso sono solo uno specchietto per le allodole.

Una netta contraddizione dunque: se da un lato si prediligono frutta e verdura per i benefici nutrizionali che ne derivano, dall’altro, il trattamento con sostanze chimiche può determinare l’insorgere di diversi problemi di salute, specialmente nei casi in cui si superi la cosiddetta dose giornaliera consentita.

Ogni tipologia di alimento ha la sua sostanza chimica “dedicata”: le ciliegie, ad esempio, possono essere trattate con la rodamina B, che conferisce un colore rosso brillante, ma che può favorire la comparsa del cancro; il verde di piselli, fagioli e peperoni si deve alla malachite, anch’essa legata in qualche modo alla formazione di tumori. Alcune cere e derivati del petrolio rendono pomodori e melanzane più lucidi ma con effetti collaterali gravi per i sistemi respiratorio e gastrointestinale.

 

Come difendersi

Alcuni accorgimenti sono quindi imprescindibili come, ad esempio, il lavaggio accurato, la cui efficacia può essere però scarsa in quanto non elimina le sostanze chimiche che sono già penetrate nell’alimento. La situazione peggiora quando i cibi sono trattati con additivi non idrosolubili come i derivati del petrolio: lavare è in questo caso quasi inutile.

Il modo migliore per difendersi è accertare, laddove possibile, la provenienza di frutta e verdura, scegliendo filiere sicure: in molti Stati della UE, in primis in Italia, esistono coltivazioni biologiche e norme a difesa del consumatore che limitano l’uso di prodotti chimici contrariamente a diversi Paesi in via di sviluppo in cui le disposizioni di riferimento sono molto più permissive.

Secondo il Regolamento UE 1129/2011, che elenca gli additivi autorizzati e le loro condizioni d’uso, non tutti gli alimenti possono essere “colorati” per evitare di far apparire di buona qualità un prodotto scadente.

Insomma è proprio il caso di dire “occhio alla spesa” perché non è tutto oro ciò che luccica.

Daniela Mainini

info@anticontraffazione.org

www.centrostudigrandemilano.org

 

 

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