CIBO SOVRANO

È il titolo del libro scritto da Maurizio Martina, già ministro delle politiche agricole, mettendo a tema le guerre alimentari globali. Al tempo del virus e non solo. Dice Martina che il libro è stato sostanzialmente scritto dalla pandemia. Nel senso che racconta come, all’arrivo del virus, in ogni parte del mondo si siano riorganizzate le catene di produzione, trasformazione e distribuzione del cibo; e come la questione alimentare sia diventata ovunque un grande tema politico.

 

 

 

 

Una riorganizzazione rischiosa?

 

La pandemia ha accelerato tanti problemi aperti, in particolare nella filiera alimentare globale. Se, per esempio, India e Cina continueranno i trend di crescita e di cambiamento della dieta degli ultimi anni, il rischio sarà non avere cibo per tutti.

 

 

Bisogna pensare a un nuovo modello di sviluppo?

 

Sì, il modello si deve trasformare nel mondo intero in chiave sostenibile per poter garantire cibo sano e sufficiente per tutti. Ovunque, anche in Occidente, è un tema delicatissimo. Occorre riflettere perché stiamo parlando del sostentamento delle persone.

 

 

Le associazioni degli agricoltori italiani stanno muovendosi in modo adeguato?

 

Hanno visto per tempo alcune sfide importanti, come quella della multifunzionalità (l’agricoltura multifunzionale, oltre a produrre beni alimentari, è in grado di fornire alla collettività utili servizi secondari, come la protezione dell’ambiente, ndr), ma adesso c’è da affrontare il tema della sostenibilità integrale – ambientale, agricola, alimentare; che vuol dire valorizzare le esperienze positive che abbiamo, e lavorare sui nostri lati deboli, come la frequente disorganizzazione.

 

 

Dovesse dare un consiglio?

 

Credere fino in fondo a questa svolta, lavorare su tutti gli strumenti d’innovazione che generano sostenibilità. La rivoluzione verde degli anni Sessanta ha tolto dalla fame miliardi di persone, ma oggi ha costi ambientali insostenibili. Dobbiamo produrre meglio consumando meno. Nel confronto che abbiamo vissuto in questi ultimi anni tra sovranismo, anche alimentare, e sovranità, scegliamo la sovranità, che è un concetto identitario, di tutela di ciò che siamo ma con una visione aperta del mondo.

 

Quindi no dazi, no barriere, no dogane ma capacità di cooperare. Nel libro racconto di come spesso viviamo un corto circuito tra il lavoratore e il consumatore: magari sono la stessa persona che il sabato e la domenica compra sottocosto e dal lunedì lavora in aziende che pagano sottocosto. Ecco, dobbiamo affrontare i nodi della giustizia sociale.

 

Paola Chessa Pietroboni

direzione@cibiexpo.it

 

 

 

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