E se vi dicessero che la bistecca alla fiorentina che avete nel piatto è stata “creata” in laboratorio?
La (impropriamente detta) “carne sintetica” è ormai una realtà. E solleva perplessità. L’esperimento inaugurale è stato condotto dall’Università di Maastricht nel 2013. La realizzazione di questo prodotto avviene attraverso l’estrazione, da un animale vivo o da carne fresca, di cellule staminali, che si fanno prolificare con un bioreattore in cui viene replicato il processo naturale, ottenendo un risultato analogo alla carne trita. Si pensi che attraverso una sola cellula si possono avere 10.000 chili in poche settimane. E senza scarti.
È innegabile che la fabbricazione in laboratorio presenti molti vantaggi ambientali, in quanto si ridurrebbe il numero degli allevamenti intensivi che costituiscono uno dei maggiori fattori del riscaldamento globale, a cui aggiungere il notevole impiego di acqua e di suolo per la coltivazione dei mangimi. Accanto agli aspetti ambientali si pongono anche aspetti etici, caldeggiati principalmente dalle associazioni ambientaliste, poiché il consumo di carne sintetica limiterebbe notevolmente il numero di animali abbattuti (nel mondo oltre 150 milioni) per l’alimentazione umana.
Ma la domanda che sta più a cuore è se sia priva di pericoli per l’uomo. C’è chi sostiene che la carne in vitro potrebbe causare lo sviluppo di cellule tumorali, e chi invece ritiene che il suo consumo sia sicuro. Ad oggi non abbiamo certezze, e la produzione e la vendita sono state consentite solamente a Singapore e negli Stati Uniti, mentre non sono ancora autorizzate nel mercato europeo, sebbene l’UE abbia stanziato 7 milioni di euro in ricerca.
E L’Italia? Beh, al solito, ci distinguiamo per divieti e slogan. Così Roma ha notificato a Bruxelles la normativa con cui si vieta la produzione e la commercializzazione di carne sintetica. A parte il fatto di non lieve importanza che occorrerebbe inviare a Bruxelles progetti di legge e non una legge, l’iter comunitario è iniziato.
Ora c’è un periodo di sospensione che durerà 3 mesi e scadrà il 4 marzo prossimo. La Commissione Ue, gli altri Stati membri e i portatori di interesse esamineranno la norma per verificare che non crei nuovi ostacoli tecnici agli scambi tra Paesi.
La discussione è aperta, anche se un dibattito serio prevederebbe un equo contemperamento tra sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Mentre le due fazioni si combattono, per ora il rischio di trovarsi in tavola carne sintetica appare lontano, con buona pace degli allevatori.
Daniela Mainini
www.centrostudigrandemilano.org