Nel 1863 si brevettava il primo polimero semisintetico, la celluloide. Oggi, ogni anno, dobbiamo smaltire 300 milioni di tonnellate di plastica.
Il problema è che, se non viene eliminato o riciclato in modo corretto, questo tipo di materiale dura a lungo e, disgregandosi progressivamente in piccole particelle, rappresenta un rischio, oltre che per l’ambiente, anche per la salute umana. Ma che cos’è esattamente la microplastica? Il termine si riferisce a un insieme di frammenti più piccoli di 5 millimetri di diametro – mentre le nanoplastiche sono ancora più piccole, con un diametro inferiore a 0,0001 millimetri – il cui accumulo è considerato una calamità per tutti gli ecosistemi. Negli oceani, dove spesso va a finire, onde, vento, raggi UV, corrosione e azione microbica concorrono al suo lento processo di degradazione. Si formano così detriti via via sempre più piccoli, che restano in balia delle correnti: una parte galleggia, una si deposita sul fondo e una sulle spiagge. Per quanto riguarda la microplastica assorbita dal suolo, si è appurato che è in grado di modificarne la composizione batterica, incidendo sulla fertilità.
Ma ormai è stato scientificamente dimostrato che questi frammenti sono presenti anche all’interno del corpo umano, nel sangue e nei polmoni. Il fenomeno, preoccupante, merita però ulteriori approfondimenti, perché non sappiamo ancora quali siano le sue conseguenze a lungo termine.
Uno studio olandese ha contato le microplastiche presenti nella circolazione sanguigna. Il lavoro è stato realizzato su un piccolo campione, soltanto 22 persone, in cui si sono ricercati i frammenti di 5 diversi polimeri. Quelli ritrovati con maggiore frequenza sono il polietilene tereftalato (PET, con cui sono fatte le bottiglie), il polietilene (PE, base di partenza dei sacchetti), i polimeri di stirene (PS, componenti degli imballaggi); e, ancora, il polipropilene (PP) e il polimetilmetacrilato (PMMA), cioè il plexiglas.
Come fanno le microplastiche a entrare nell’organismo umano o come avviene il passaggio dal sangue agli organi interni ?
Gli ingressi sono due: la prima via riguarda l’apparato respiratorio e quindi il circuito ematico; la seconda la dieta e dunque l’apparato digerente. Quanto è facile per queste particelle spostarsi dal flusso sanguigno verso tessuti e organi? Al momento, non si può dire nulla di definitivo.
Intanto, nel 2018 la Commissione Europea ha varato provvedimenti per incentivare l’uso d’imballaggi completamente riciclabili entro il 2030.
La redazione